Sommario:
Prepararsi alla venuta di Cristo significa lasciare le lamentele e riscoprire le nostre attese. È smettere di parlare male e mettersi a cercare un Bene nonostante tutto.
Gesù era consapevole dei disagi nei quali si sarebbero trovati i suoi: “Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi”. I suoi discepoli si sarebbero imbattuti in tutta una serie di problemi, di rischi e di pericoli proprio in ragione del Vangelo che avrebbero annunciato al mondo.
La Bibbia è affascinata dalle montagne, le alture, luoghi privilegiati, particolarmente adatti per le grandi rivelazioni del mistero di Dio e della bellezza del Suo volto.
Sa che non esiste sentimento che non diventi concretezza, né comando o legge che sostituisca il coinvolgimento passionale e convinto.
Nella nostra esperienza quotidiana la porta stabilisce il confine tra l’interiorità della casa e l’esteriorità: la porta si spalanca per accogliere e introdurre nell’intimità della casa, la può anche rimanere chiusa per escludere dal calore della relazione familiare.
Mentre Matteo deve aver elaborato tutto il materiale con altri testi ripresi dalla predicazione di Gesù, Luca propone le Beatitudini in uno stile ben diverso.
La prima parola che Dio rivolge ad Abramo è un comando: “Parti dalla tua terra e va’…” “E Abramo partì senza sapere dove andava”
Il giardino dell’Eden era una situazione di armonia, di pace. Con la scelta di abbandonarla l’uomo aveva aperto le porte all’irruzione del male che, a cascata, irruppe nella storia umana.
Se non si pensa così la fede, mai potremo dire di possederla, di viverla, di conoscerla. Il nostro apporto è sempre necessario, indispensabile, condizione senza la quale non vi è salvezza.
Non dobbiamo disprezzare mai la terra, la materialità, perché in esse scende una vocazione divina:
assicurare la vita, il dono più prezioso di Dio.