Sommario:
In ferie verifichiamo quali momenti non abbiamo capito nel loro vero valore, quali legami usiamo senza contraccambiare, quali attenzioni consideriamo dovute e invece sono dono.
In una fredda giornata d’inverno alcuni porcospini si strinsero per proteggersi col calore reciproco. Più si avvicinavano però, più si facevano male pungendosi.
Pietro è cieco di fronte alla risurrezione, sordo alla speranza, schiavo delle sue fragilità, delle idee e dei pregiudizi. Con Pietro, il capo, c'è Tommaso, che non ha creduto finché non ci ha messo il dito, i figli di Zebedeo che hanno chiesto di fare i ministri nel “regno”, Natanaele che è lo scettico arrovellato su mille domande.
È più facile puntare il dito cercando un colpevole che mettere in gioco se stessi davanti a un problema chiedendosi: cosa posso fare io?
Nella vita, come nel gioco, chi si nasconde non conta. Invece piace sempre a tutti la sensazione che qualcuno ti stia cercando e la sicurezza di venire trovato. Da bambini per gioco, da adulti sul serio.
Un attimo di silenzio ribalta tutto e riapre la comprensione. Come cambierebbe se prima di reagire ci domandassimo se si è solo udito o ascoltato o sentito.
Dice un detto ebraico: “Il legno di sandalo sa profumare anche l’ascia che lo abbatte”. Perdonare non è far finta di niente, non è condonare, non è giustificare deglutendo alibi, non è dimenticare
A Dio piace la macedonia! Noi siamo come un frutto, diverso per specie e stagione, e unico per forma, colore, gusto: ciascuno per sé, il sole per tutti.
Si può cercare di ridurre l’impatto del paradosso stringendo “il cammello” e spingendo con forza “kamilon” dall’ebraico (lingua di Gesù) al greco (lingua dei vangeli) dove la parola indica anche la gomena o corda da marinaio.
Quando subito si crea disordine nelle relazioni (Adamo e Eva), violenza negli scambi (il contadino Caino e il pastore Abele), caos nella società (Babele) e la natura si ribella (il diluvio), tutto può ricominciare da un investimento: scendendo dall’arca Noè come prima cosa pianta una vigna.