La fede di Paolo
Paolo ha circa 25-30 anni, è un fariseo integralista, guida una spedizione per la ricerca e la
cattura di cristiani, usa la violenza come sistema. Mentre è in viaggio, (‘in via’), una gran luce
lo acceca, una forza lo butta a terra, sopra di lui una voce dolce e senza volto.
A differenza degli altri apostoli Paolo non ha visto Gesù. Ha veduto Cristo come luce, l’ha
sentito come voce che gli parla teneramente nella lingua di sua madre: Saulo Saulo, perché mi
perseguiti?
E lì intuisce tre cose: 1) Gesù è vivo, allora tutto cambia: è uno che ferisce e affascina. 2)
Gesù e i discepoli sono una cosa sola; l’umanità è il corpo di Dio. Dio prova dolore per il
nostro dolore, ogni violenza è sempre violenza fatta a Dio. 3) Dio non uccide, ma viene perseguitato; non vuole il sangue di nessuno, ma versa il suo.
È la follia della croce: io non voglio sapere nient’altro che Cristo e questi crocifisso.
Per gli undici apostoli la rivelazione è che l’uomo di Nazaret, che hanno toccato con le loro
mani, è il Cristo di Dio.
Paolo fa il percorso inverso. Per lui la rivelazione è che il Messia, la luce di Dio che lui ha
sperimentato a Damasco, è l’uomo di Nazaret, quel Gesù che è stato appeso al legno.
Gli altri han visto un crocifisso risuscitato da morte. Lui incontra il risuscitato da Dio, crocifisso nei suoi fratelli.
La passione di Paolo per Dio inteso come Colui che dà la Legge è una passione pericolosa,
che può addirittura diventare mortifera. Lo sappiamo dalla Legge antica: “Eliminerai di mezzo
a te il peccato uccidendo il peccatore; toglierai di mezzo a te l’idolatria uccidendo l’idolatra”.
Una passione per un Dio sbagliato può diventare una passione omicida: passione per un
Dio che dà la morte. Ed è ciò che Paolo sta vivendo andando a caccia di cristiani.
Sulla via di Damasco Paolo si converte, passando
da un Dio sentito come Legge a un Dio capito come grazia.
Si converte a un Dio che lo ama, quando è ancora
un peccatore, un violento, uno sbagliato, senza merito.
Dio lo ama prima che lui si converta;
Dio muore per gli ingiusti non per i santi;
Dio che dice ‘sì’ a me, prima che io dica ‘sì ‘a Lui.
Non le mie opere, ma le sue salvano.
Questa possa essere anche la nostra gioiosa liberante conversione, che ci faccia tornare ad
essere “quelli della Via” (il più antico nome dei cristiani).
La dottrina è immobile in un libro, non ha futuro, ma la fede pulsa nelle vene della vita,
per le strade del futuro.