La fede dei peccatori

Professioni di fede

Pubblicani e prostitute si sono pentiti per credere


Una mini-parabola: poche parole, ma chiare, per denunciare un atteggiamento che può
riguardare anche noi. L’amore si attua con un servizio alla verità, anche se a volte scomodo.
Due figli cambiano idea: uno dice “sì” ma non fa, l’altro dice “no” ma ci ripensa e fa.
Un Dio incarnato rende la nostra spiritualità incarnata, la nostra preghiera diventa azione,
i nostri discorsi si verificano nelle opere.
Sarebbe più comoda una religione che si riduce a preghiera e culto.
Invece no: Gesù desidera che lo imitiamo nelle parole e nelle opere. Che la nostra fede
conservi un doppio polmone: l’incontro nell’intimo e il servizio nella vita.
Verifichiamoci spesso: quanti gesti sono cambiati da quando il Vangelo è entrato nella mia
vita? Credere in Dio non significa fare un bel ragionamento o pii sentimenti.
Ha senso dirsi “credenti” senza essere “praticanti”? Cioé credere nel Dio di Gesù Cristo (non
che piace a me!) e non desiderare di conoscerlo di condividerlo, di celebrarlo? Non esistono
“innamorati non praticanti”.
Quale è lo spazio che la fede, il culto ha nella nostra vita?
Rischiamo di vivere a compartimenti stagni:
in chiesa ascoltiamo la Parola di Dio, ma fuori diamo ascolto
a quelle degli uomini... celebriamo il Dio della vita e dell’amore,
ma poi facciamo discorsi egoistici e compiamo gesti offensivi.
Per questo Gesù dice: “I pubblicani e le prostitute vi passeranno avanti nel Regno di
Dio”.
A volte, quando qualcuno ci delude, pensiamo: Questo non cambia più! O anche nelle difficoltà, ci lamentiamo: Non ce la farò mai!
Il vangelo provoca la speranza. Al di là della facciata, sembra dirci Gesù, c’è sempre un
cuore e una risorsa di rinnovamento; e magari proprio là dove meno lo si aspetta!
Dio crede alla conversione, anzi la stimola e l’aiuta.
Chi non ha obbedito a Dio può ancora cambiare e convertirsi.
Il Signore ci chiede l’autenticità; apprezza di più il figlio che dice: “Non ce la faccio, non ne
ho voglia” e poi si sforza rispetto all’altro che dice “sì” e non si schioda.
Ecco perché Gesù loda la fede di pubblicani e prostitute che hanno accolto la Parola, calandola nella loro vita, facendola diventare conversione, cambiamento, ricerca.
E accusa i giusti, le persone ‘per bene’, che non incarnano la novità del Vangelo nella concretezza della loro vita.
Il Signore ci spinga all’autenticità, ci doni di non fermarci alle parole ma, con semplicità e
coraggio, ci conceda di gridare il Vangelo con la nostra vita.
Solo così potremo diventare figli di quel Dio che continuamente cerca l’uomo per svelargli
il suo amore.
 

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