“Qualsiasi cosa vi dica, fatela”
A Cana Maria dice una prima parola: “Non hanno più vino”, che esprime la premurosa
attenzione di Maria: lei sola tra tutti intuisce il disagio degli sposi.
Tua madre, Gesù, è la coraggiosa discepola che crede nella tua potenza e nella tua premura per la nostra salvezza. Segnala l’emergenza e, nonostante la tua reticenza, insiste e ottiene. Lei vede più a fondo i bisogni reali delle persone. Questa parola ci rivela il suo sguardo
attento, intuitivo, che sa leggere ciò che manca per la nostra gioia.
Per questo il popolo cristiano ricorre a lei con grande fiducia nelle necessità della vita.
Innumerevoli sono i luoghi che la devozione ha dedicato a lei, dove si raccolgono le lacrime e
le speranze di tutti.
E la seconda parola, rivolta ai servi: “Fate quello che vi dirà”.
Maria non interviene per risolvere il disagio degli sposi: indica nel suo Figlio l’unico Signore al quale dobbiamo volgerci. Ci invita a metterci sotto l’azione potente e misericordiosa
del suo Figlio.
In questo Maria è la grande educatrice della nostra fede:
ci indica la strada, ci invita ad ascoltare le parole del suo Figlio per realizzarle.
Dopo questa, non abbiamo più altre parole di Maria. Questa è la sua parola ultima, come
una consegna. Altro Maria non dice perché in questo invito ad ascoltare e realizzare la parola
del suo Figlio Gesù è detto tutto e di null’altro abbiamo bisogno.
“Qualsiasi cosa vi dica, fatela!”. Nel vangelo sono riportate solo quattro parole in bocca
a Maria. Questa è l’ultima, come un testamento.
Va ascoltata, perché dice ciò che ci qualifica come familiari di Dio: “Mia madre e miei fratelli
sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”.
E siamo grati ai servi che hanno eseguito l’ordine (di Maria prima e di Gesù poi). Anche quando tutto sembra strano: da quando mai il vino viene dall’acqua? Ma a Dio “nulla è
impossibile”.
Bisogna avere la fede di Maria, e credere nell’impossibile possibile di Dio. Dio fa grandi
cose con chi si fida di lui.
“Non hanno vino”...: di quante carenze profonde (di senso e di sicurezza) soffre la nostra
umanità! Carenza di Dio, di fede, di punti fermi di verità, di punti d’appoggio affettivi, perché
non fondati sulla roccia sicura dell’Assoluto e dell’Amore che è Dio.
Ci manca la gioia e la fierezza della fede, che non ci fa efficaci testimoni del Signore.
Invece quanto c’è bisogno oggi di un’iniezione di gioia che ci faccia riscoprire il “vino buono” del tuo Vangelo!
Se non ci soddisfa il vino un po’ annacquato dal comune buon senso e da una lettura preconcetta e razionalizzata del Vangelo, andiamo alla fonte, leggendo e studiando personalmente la Parola!