Signore Gesù, accogli il mio Spirito
Stefano ha vissuto una vita simile a quella di Gesù,
nel ministero e nella passione.
E quando uno si identifica con Cristo,
non può non divenirne testimone e missionario.
La sua predicazione puntigliosa ha urtato gli avversari, che all’udirlo, fremevano in cuor
loro e digrignavano i denti contro di lui. Costui era uno dei sette diaconi, scelti per gestire la
carità, ma che faceva anche “grandi prodigi e miracoli tra il popolo”.
Stefano ha catalizzato la prima opposizione al cristianesimo: quando scoppiò “una violenta
persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme, tutti, tranne gli apostoli, furono dispersi...” (At 8,1).
Lo stesso entusiasmo avrà poi Paolo, che da giovane aveva assistito al suo martirio...
Una volta convertito, inviterà tutti a spendersi in ogni modo per annunciare Cristo: “Annunzia la parola, insisti in ogni occasione, ammonisci, rimprovera, esorta con magnanimità e dottrina”.
Ogni battezzato riceve questa missione,
da vivere secondo il proprio posto e ruolo nella Chiesa,
a cominciare dalla testimonianza della vita,
ma anche con l’essere “sempre pronti a rispondere a chiunque
vi domandi ragione della speranza che è in voi” (1Pt 3,15),
sicuri che il seme gettato porta sempre il suo frutto sorprendente.
Scriveva Tertulliano: “Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani”. Forse proprio quel martirio di Stefano è stato il seme gettato nel cuore di Saulo per aprirlo a Cristo e trasformarlo in
Paolo apostolo; Luca ci tiene troppo a sottolinearne la presenza!
Come del resto quel martirio fu motivo di dispersione dei cristiani di Gerusalemme, e quindi il primo passo del vangelo fuori della sua culla d’origine: “Quelli che erano stati dispersi andavano per il paese e diffondevano la parola di Dio” (At 8,4).
Anzi, Luca aggiunge più avanti: “Quelli che erano stati dispersi dopo la persecuzione scoppiata al tempo di Stefano, erano arrivati fin nella Fenicia, a Cipro e ad Antiochia” (At 11,19).
Una vera esplosione missionaria! È proprio vero che Dio sa tirar fuori il bene anche dal male.
Stefano è stato un seme di Dio nella missione cristiana: il suo perdono è diventato inquietudine, ricordo, interrogativo nel cuore appassionato di un giovane fariseo (di nome Saulo),
testimone della sua morte.
Ci ottenga la grazia di avere la sua stessa sapienza,
segno di povertà, di dimenticanza di sé, di spogliazione
nei riguardi di tutte le logiche e ragioni di questo mondo,
ma anche di docilità all’azione dello Spirito Santo,
che suggerisce di volta in volta ciò che bisogna dire e fare.