Eccomi, sono la serva del Signore
Nel racconto dell’annunciazione Luca restringe lo sguardo fino ad un piccolo villaggio, ad
una casa, e infine a una ragazza, immersa nei suoi pensieri.
Dio cerca e incontra nella vita quotidiana, in casa. Lo fa in un giorno qualsiasi, perché tutti
i giorni portano con sé i suoi doni.
La prima parola dell’angelo non è un semplice saluto; dentro vibra ciò che tutti cercano:
la gioia. «Chaire» (rallegrati, gioisci, sii felice).
Chiede di aprirsi alla gioia, come una porta si apre al sole. Dio si avvicina e ti stringe in un
abbraccio, porta una promessa di felicità.
La seconda parola angelica svela il perché: «Sei piena di grazia». Un termine inaudito, che
turba Maria: sei riempita di Dio, che si è innamorato di te. Il tuo nome è: “amata per sempre”.
Piena di grazia la chiama l’angelo, Immacolata la dice il popolo cristiano. Non è piena di grazia perché ha detto “sì” a Dio, ma perché Dio ha detto “sì” a lei prima ancora della sua risposta.
Il suo ruolo è ricordare quest’amore che dà gioia e che è per tutti. Tutti, come lei, amati
per sempre.
Allora l’angelo le disse: «Non temere, Maria».
Non temere se Dio non sceglie la potenza,
non temere l’umiltà di Dio, così lontana dalla luci della scena;
non temere un Dio bambino che farà dei poveri i principi del suo regno.
Non temere l’amore.
Lo stesso messaggio è rivolto a noi: tutti amati come siamo, per quello che siamo; ognuno
amato per sempre, e riempito di cielo.
La prima parola di Maria è una domanda: «Come è possibile? Non conosco uomo...».
Porre domande a Dio non è mancanza di fede, è stare davanti a Lui con tutta la dignità di
creatura, con maturità e consapevolezza, usare tutta l’intelligenza e dopo accettare il mistero.
Solo allora il ‘sì’ è maturo e creativo, potente e profetico.
«Eccomi, come hanno detto profeti e patriarchi, sono la serva del Signore». Serva è parola
che non ha niente di passivo: serva del re è la prima dopo il re, colei che collabora, che crea
insieme con il creatore.
La fede di Maria è una scelta liberante,
non una sottomissione remissiva. È lei personalmente
a scegliere, in autonomia, a pronunciare quel “sì”
così coraggioso che la contrappone a tutto il suo mondo,
e la proietta nei disegni grandiosi di Dio.
Per la prima volta nella Bibbia è a una creatura della terra - una donna - che spetta l’ultima
parola nel dialogo tra cielo e terra: nuova dignità della creatura umana.
La tua prima parola, Maria, / ti chiediamo di accogliere in cuore: / come sia possibile ancora /
concepire pur noi il suo Verbo (Turoldo).