"Andiamo fino a Betlemme"
Solo chi ha occhi di bambino è capace di stupirsi sempre di nuovo di ciò che ascolta ancora
una volta. Lo stupore è la porta per entrare nell’adorazione e nella gioia del Natale.
Qual è la ragione di questa festa cristiana?
“Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio”. Ogni nascita dà gioia e speranza: per
la mamma che l’ha attesa a lungo e con amore; per il mondo che conta un abitante in più; e
per Dio, che si compiace di ogni sua creatura. Ogni bimbo che nasce, infatti, è segno che Dio si
fida ancora degli uomini.
I pastori, senza alcun indugio, accolsero l’annuncio dell’angelo
e accorsero tra i primi da quel Bambino.
Si muovono per un Bambino; vanno fino a Betlemme....
Per loro il segno di riconoscimento è... una mangiatoia!
Dio ci sorprende con le sue opere semplici e umili, che sfuggono ai criteri di questa società
fatta di apparenza e di idolatria. Quel gruppo di uomini vicini a Gesù è la prima immagine della
Chiesa.
Insieme con Maria e Giuseppe stanno con gli occhi fissi sul bimbo. E chiedono anche a noi
di unirci al loro pellegrinaggio...
Forse partecipare alle liturgie natalizie come sostare davanti a un presepio mostra il desiderio di tanti (magari piccolo e un po’ nascosto) di stare accanto a quel neonato, ritrovando in
lui un senso alla vita. Ogni Chiesa, a Natale, diventa come una nuova Betlemme.
E l’usanza di mettere il Bambinello davanti all’altare perché lo si veda, mostra visibilmente che il Natale è, appunto, un Bambino posto al centro.
Quel Bambino - come tutti i neonati - non sa parlare, anche se è la Parola fattasi carne, venuta per cambiare il cuore e la vita degli uomini. Forse col suo pianto tocca il cuore di ognuno.
Con lui chiedono aiuto e protezione i bambini della Betlemme di oggi e con essi tutti
quelli che sono poveri, sfruttati e violentati in ogni parte del mondo.
Lo chiedono gli anziani soli ed abbandonati, anch’essi esclusi dalla vita: si aspettano solo
di far parte anche loro della famiglia umana.
E lo attendono anche tutti i profughi e gli stranieri lontani da casa, come Maria e Giuseppe.
Chiedono solidarietà quelli che hanno fame e sete della giustizia, gli oppressi dalla violenza e dalle guerre, i disperati e gli angosciati del mondo.
A nome loro il Bambino di Betlemme chiede a tutti un po’ di amore! Sì, il Natale è una
domanda di amore per i deboli; perché noi siamo in debito d’amore con Dio!
Vissuto così, il Natale è “amico degli uomini”, come dice S.Efrem:
“Il mondo intero, o Signore, ha sete del giorno della tua nascita,
che porti pace tra cielo e terra”.