La fede di Elisabetta

Professioni di fede

La Madre del mio Signore viene e a me?


Dalla Galilea alla Giudea, Maria affronta un viaggio di più giorni mossa dalla carità verso
l’anziana Elisabetta, che tutti dicono “la sterile”, ma anche dall’ansia di comunicare la buona
notizia, nonché dal desiderio di ascoltare la cugina come donna nella quale Dio ha fatto meraviglie.
Maria entra nella casa di Zaccaria, che è afono dopo l’annuncio dell’angelo circa la nascita
di un figlio da sua moglie.
Poi saluta Elisabetta: entrambe sono gravide per la grazia di Dio, che ne ha resi fecondi
i grembi, uno vergine, l’altro sterile; entrambe prossime mamme di un figlio voluto da Dio.
Due donne, due promesse. Appena Elisabetta sente il saluto di Maria che le comunica lo
shalom, il bambino già al sesto mese si mette a danzare, esulta, scalcia di gioi.
Al tempo stesso lo Spirito santo scende su Elisabetta per riempire lei e il bambino della sua
presenza e della sua forza.
Così Maria causa la prima pentecoste cristiana: lo Spirito ora, grazie alla sua presenza, percepita dal bambino Giovanni come quella della tenda, dell’arca del Signore, scende su
Elisabetta e sullo stesso Giovanni.
Elisabetta, colma di Spirito profetico, interpreta la danza del suo bambino nel grembo ed
esclama, con un’acclamazione liturgica:
“Tu, o Maria, sei benedetta tra tutte le donne;
sei beata perché hai creduto alla parola del Signore,
sei la madre del mio Signore (Kýrios)”.
Non riconosce in quella gravidanza solo la fecondazione divina (“Benedetto il frutto del
tuo grembo”), ma confessa la sua fede:
quell’embrione è il Signore concepito da Maria per la potenza dello Spirito di
Dio.
Sì, il figlio di Maria è il Cristo Signore annunciato dal salmo 110, dunque Maria è la terra
benedetta, perché contenente la benedizione piena e definiva di Dio per tutta l’umanità.
Sono tante le donne benedette nella storia della salvezza, anche se lo dimentichiamo troppo facilmente: da Sara a Elisabetta, infatti, la loro presenza nelle Scritture è continua.
Elisabetta, pur consapevole di ciò che Dio ha operato nel suo grembo sterile, sa comprendere questa differenza: Maria è l’arca della alleanza, il luogo della presenza di Dio nel mondo, il sito in cui è individuabile il Dio fatto carne.
Queste due donne parlano l’una all’altra, si ascoltano e si rallegrano lodando Dio.
Il suono della voce di Maria raggiunge Elisabetta,
che “canta” a lei e per lei;
la confessione della fede di Elisabetta raggiunge Maria,
che canta il Magnificat.
 

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