Domenica 3 novembre 2024 • II dopo la Dedicazione
Quanti banchetti mancati la nostra vita non è riuscita o, peggio, non ha voluto vivere? Sembra questa la domanda che fa da sottofondo alla Parola di questa domenica. Una domanda caricata ancor di più dalla liturgia dei defunti e dalla commemorazione dei caduti delle guerre che viviamo in questa domenica.
Sembra che ci sia un invito esplicito in questa celebrazione: la salvezza è da vivere nell’oggi, in ogni giorno e in particolare l’invito chiaro ed esplicito è imparare a vivere questo oggi dentro l’abbondanza dell’amore che è l’eucarestia. Sì perchè nell’Eucaristia contempliamo la pienezza dell’amore e in esso ogni tralcio di amore che ha toccato la nostra esistenza. Se ci fermiamo a piangere i nostri cari, se in questi giorni emerge il rimorso per una azione non compiuta, è perché siamo stati amati e toccati dall’Amore.
Il banchetto dell’Eucarestia, quindi, ravviva il desiderio di Amore, ma prima di tutto ci ricorda che noi tutti, TUTTI siamo amati da Dio. Il profeta Isaia e Paolo ce lo ricordano: Dio non fa differenze, Dio chiama tutti a partecipare a quella salvezza che dice che noi siamo amati per il dono unico che siamo davanti ai suoi occhi. E’ da questa comprensione che possiamo allora capire anche gli scritti di alcuni sacerdoti e memorie di fratelli e sorelle che hanno vissuto la guerra. Penso al Natale 1942 sul fronte russo, dove i soldati italiani, mandati a morire in Russia in una operazione folle e disastrosa, vivono la messa con il Beato don Carlo Gnocchi sapendo che quello sarebbe stato il loro ultimo Natale, lontani da tutti gli affetti, sotto la minacci di un possibile attacco, ma avvolti da quell’amore che invita tutti a essere fratelli!
Il banchetto dell’Eucarestia, banchetto di pace e di fratellanza umana, ci invita pertanto a due atti di verità. Il primo quello di non smettere di vivere la memoria di chi ci ha preceduto, di farci carico di una storia che nessuna tecnologia potrà mai trattenere o avere. Il secondo invito è quello di non rinviare l’oggi della salvezza. Quante scusanti mettiamo davanti al Signore, quanta paura abbiamo di lasciarci amare per quello che siamo. Eppure arriva un momento della vita in cui noi siamo costretti a lasciarci amare da Lui e noi a fermarci: perchè attendere a lungo? Perché non vivere già ed ora la Parola che libera, che apre il cuore, la Parola che invita ad essere un segno concreto dell’amore di Dio?
Non c’è fraternità e non ci potrà mai essere fraternità senza questa presa di coscienza della nostra limitatezza e in essa di come la vera forza nostra è la comunione fraterna, quella comunione che non fa differenze, perchè tutti siamo figli e figlie in Gesù, siamo fratelli. L’eucarestia è il banchetto della fraternità universale, è il banchetto che ci invita a essere un segno di pace e a investire la vita in ciò che rende l’uomo umano e soprattutto amore. E’ così che diventiamo abitazione dello Spirito, corpo autentico di Cristo Gesù, sempre e non solo in alcuni momenti della vita!
Chiediamo la grazia della fraternità universale, la grazia della pace che sgorga da cuori che si lasciano convertire dall’amore di Dio e dal suo instancabile desiderio di vedere l’uomo veramente Uomo!