La missione della Chiesa

Su ali d'aquila

Domenica 13 ottobre 2024 • VII Domenica dopo il Martirio


Quale è la missione della Chiesa? Sembra che davanti a questa domanda ci sia tanto smarrimento in questo tempo: qualcuno pensa che basti l’attività sociale e di carità, qualcuno pensa che sia educativo, valorizzando i giovani, qualcuno pensa che sia ormai finito il suo tempo, e la Chiesa viene rilegata agli stereotipi clericali e religiosi.

Ma la Parola di Dio dice con chiarezza il senso della missione. La Chiesa, cioè il nostro noi, è chiamato a parlare a tutti! Parlare che non vuol dire per forza usare la bocca, ma un parlato figurativo, quel parlato che è la vita stessa che narra, che racconta, che agisce. E cosa deve narrare la nostra vita?

La Chiesa anzitutto è chiamata a valorizzare il dono che è l’uomo: ognuno di noi è un dono unico davanti agli occhi di Dio e nella sua unicità ognuno di noi porta un frammento del volto e dell’agire di Dio. Ognuno di noi è chiamato a scoprire questo frammento, la grandezza vera che abita in noi. La Chiesa con l’ascolto, l’incoraggiamento, le sue proposte, nella forza della Parola e dei Sacramenti, è chiamata ad aiutare a cercare questa unicità. Questo tempo, invece, a cosa ci sta portando? Porta ciascuno di noi e anche la Chiesa stessa a continuare a correre senza una meta, senza un direzione, senza un senso. Diventiamo tristi, arrabbiati, spaesati, delusi… perchè? Perchè nell’affanno della zizzania, nell’affanno inutile di un vuoto successo, di una vuota competizione, di un vuoto modo di guadagnare sterile, la bellezza dello stelo della nostra vita rimane schiacciato. E nel rimanere schiacciato, noi non sappiamo più cosa fare, cosa vivere!

La Chiesa è chiamata quindi ad essere quel lievito che da forma e sostanza alla pasta della nostra vita, quella mano che risolleva il seme dalla terra arida e lo aiuta a trovare il terreno fecondo, il terreno dove trovare il senso e il gusto pieno della vita.

Chi comprende il senso della missione della Chiesa diventa missionario. Il missionario è colui che avendo accolto Dio della sua Vita pienamente, e lasciandosi guidare dai segni di Dio, va e si dirige nella direzione che il Signore gli indica, sapendo che non troverà mai fissa dimora, perchè la sua vita è chiamata. Ognuno di noi con la sua vocazione diventa missionario, ognuno di noi che assume un servizio nella comunità diventa missionario. Il missionario sa che Lui non è Dio, che le sue forze non bastano, il missionario sa che deve sempre cercare una sorgente di acqua fresca dove ristorarsi nelle fatiche del cammino, dove riposare, dove trovare il senso pieno e vero di ciò che Lui è. Il missionario sa che la missione non va vissuta da soli, non può essere l’impresa solitaria, ma vissuta in quella comunione che fonda la Chiesa, a partire dalle spighe del grano che formano il pane dell’eucarestia, fino ad arrivare alle membra diverse che formano un unico corpo. Il missionario investe sulla comunione, la valorizza e valorizza il vero bene: che Cristo sia il tutto in tutti! Il missionario sa che lui non è Dio e che non può sostituirsi a Lui: è Lui che resta con la Chiesa, noi siamo di passaggio verso il canto dell’eternità.

Se guardo al nostro agire, rispetto ai nostri padri, mi chiedo: quale segno missionario stiamo compiendo? Stiamo vivendo veramente un agire nella e con la Chiesa, sapendo che la Chiesa è il cammino di un popolo, dell’umanità intera?

La Parola ci interroga, ci provoca, ci incoraggio. Il buono seme c’è, ma i mietitori sono disposti a raccoglierlo ripensandosi nel loro cuore?
 

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