Domenica 15 settembre 2024 - III Domenica dopo il Martirio
Perchè Signore questo male? Perchè questa tristezza? Perchè questa desolazione del cuore? Perchè questo grigiore che soffoca il nostro cuore, spegne la speranza e ogni desiderio autentico di bene?
Da sempre l’umanità inneggia a Dio il lamento dei perchè, il lamento della non comprensione di quello che accade e succede nel mondo. Di fronte a questo lamento anche Dio vive la tentazione di rispondere con forza, con irruenza all’uomo che non si accorge che il male nel mondo ha un principio di adesione, sgorga e nasce da una libertà che abbraccia le sue cattive intenzioni. All’uomo Dio da la risposta della vita, la risposta che lo rieduca a capire cosa è bene e cosa è male.
La risposta della vita di Dio per noi cristiani ha un volto e un nome, Gesù Cristo.
La risposta della vita di Dio è una risposta umile, che si piega e si china davanti all’uomo e alle sue cadute, che si fa vicina all’uomo nel tragitto del suo cammino. Dio si fa vicino, si piega, si umilia, si abbassa, rinuncia alla sua divinità per essere come tutti noi, come il bravo uomo e la brava donna che hanno reso la loro vita un canto d’amore all’Eterno, come invece quell’uomo e quella donna che hanno negato la vita, l’hanno dissipata negli orrori più terribili di quella morte che nega sè stessi e l’altro.
Gesù assume tutti i volti dell’umanità, tutti, per ricordarci la nostra vocazione: siamo chiamati a tendere verso l’alto, siamo chiamati a essere un segno di vita viva che rinnova la sua fiducia nella forza divina presente in noi grazie allo Spirito di Gesù, lo Spirito che ci rende figli, lo Spirito che ci rende fratelli, lo Spirito che ci rende capaci di riconoscere il volto di Dio come il volto del Padre che si prende cura di noi, che ci educa alla verità della vita.
Noi siamo e diventiamo la risposta della vita di Dio quando accogliamo il mistero del suo figlio Gesù, come Nicodemo che nella notte della sua fede carica di domande accolse il maestro nella sua casa.
Noi diventiamo la risposta della vita di Dio se impariamo come Dio a uscire dalla nostra individualità, a svuotare il nostro egoismo, se impariamo quell’arte di amare che chiede la donazione della vita e non continue prestazioni. Un bambino e un giovane si amano non per le cose che continui a dargli, non se soddisfi sempre le sue esigenti domande, ma se gli doni il tempo del tuo essere, della tua presenza, se impari a stare con lui e non continuamente ad affidarlo a terzi e ad avere pretese dagli altri!
Noi diventiamo la risposta di Dio se lasciamo agire in noi il suo Spirito che ci invita a rendere il deserto un giardino fiorito, a rendere la Terra un mondo dove scorre non il sangue degli innocenti e l’inquinamento della nostra indifferenza, ma se scorre il fiume di quella vita che desidera che tutti, tutti abbiano e vivano una vita della pace, nella concordia, nel rispetto e nella bellezza dell’incontro di ogni cultura.
Questa è la croce, questo è il mistero di Gesù Cristo: la risposta della vita che è Dio, della vita che possiamo essere noi, e fra tutte le risposte del mondo, l’unica che può donarci veramente speranza, l’unica che può donarci una salvezza per oggi, l’eternità del domani!