Domenica 8 settembre 2024 - II Domenica dopo il Martirio
La domanda che ancora una volta si staglia in questa domenica è: che cosa è la fede? Come viverla?
Domenica scorsa la Parola ci ha invitato a togliere dalla nostra testa alcune immagini stereotipate di fede, ricordando che la fede vive nella danza della vita, che è riconoscere come la vita ricevuta come dono è chiamata ad essere dono.
In questa domenica compiamo un passo in più: la fede ci invita a vivere un legame con Dio. Quale legame, quale conoscenza di Dio? Rischiamo molte volte di avere sì una sete di conoscenza anche sana del mistero di Dio, ma una conoscenza che vive un rischio: se io conosco, so e questo mi basta. La conoscenza di Dio, la teologia, invece non è una sterile materia (come nessuna materia di studio), perchè dalla conoscenza di Dio la nostra fede è chiamata a capire come il Signore sta parlando al mio cammino, alla mia vita. Insomma la fede non è un legame conoscitivo sterile, ma un legame che mi aiuta a rileggermi, che mi aiuta a comprendere sempre più in profondità l’agire di Dio nella mia storia.
Comprendere questo agire di Dio però implica una disposizione del nostro cuore: la volontà di accogliere l’agire di Dio anche quando non è nelle onde del mio agire, anche quando non siamo in sintonia. La preghiera del profeta Isaia dice questo. Da una parte il profeta riconosce come la storia del popolo è stata possibile grazie alla presenza viva di Dio, dall’altra, però, Isaia riconosce come è per la sua disobbedienza che il popolo, non Dio, si è allontanato dalla sua identità. Dio ha cercato di educare e richiamare il popolo, ma il popolo non lo ha ascoltato: in questa immagine non possiamo rileggere i fallimenti educativi delle famiglie e delle nostre comunità? Anche Dio sperimenta il fallimento, anche Dio, continua Isaia, sperimenta la delusione che può portare al rifiuto di ciò su cui si è voluto investire un cammino… e allora perchè Dio continua ad essere il Signore della vita? Perchè Dio, anche con i pochi che gli hanno creduto, custodisce la speranza nell’uomo e nella sua vocazione alla vita!
Per accogliere questo volto del Dio della vita, il Padre ci ha donato il Figlio, il quale, dice Giovanni, ha dato testimonianza della vita che è Dio. E la testimonianza della vita che è Dio, la testimonianza della sua gloria, è che la vita è un dono ricevuto e donato e in questo dono ricevuto e donato noi diventiamo figli e padri e madri nella relazione del Figlio con il Padre. Se accogliamo il mistero della Vita e la sua dinamicità, stiamo accogliendo il mistero di Dio in noi che si è rivelato in Cristo Gesù. E se ognuno di noi accoglie questa verità, in Lui edifichiamo il nuovo tempio, la comunione che è la Chiesa, in Lui fondiamo una testimonianza vera, perchè testimonianza di Vita!
Questo oggi ha bisogno l’umanità: una Chiesa che sappia cogliere i segni della vita e aiutarli a rileggere e in questa rilettura far emergere il vero volto di Cristo, il vero volto del Padre e del Figlio e in essi la nostra chiamata a essere figli amati, vera e autentica speranza e vittoria autentica dell’amore sul male.