Domenica 1 Settembre 2024 - I Domenica dopo il Martirio
Quante immagini stereotipate di fede la Parola in questa domenica ci indica. Dalla fede delle parole a cui non corrisponde la vita, alla fede dei riti che però più che avvicinare, sembra allontanare l’uomo da Dio. Quali sono allora gli aspetti della nostra fede, gli aspetti che ci invitano a riscoprire il Cristianesimo come una fede che parla alla nostra vita, al nostro cammino.
La Parola del Vangelo con l’esempio di Giovanni il Battista ci invita a tenere come centro del nostro cammino Cristo, a tenere come punto da cui far partire ogni direzione del nostro cammino questa domanda: cosa farebbe, direbbe, Gesù al mio posto? Per lasciare spazio a questa domanda il Precursore ci precede negli atteggiamenti. Mentre i suoi discepoli fanno notare come quell’uomo di Nazareth sta prendendo il suo posto, Giovanni invita a quell’umiltà che riconosce la verità di ciascuno nel piano della salvezza: uno solo è il Salvatore, uno solo è il Dio che si è incarnato, che ha assunto la nostra umanità per trasfigurarla nella pienezza della sua gloria, uno solo è Gesù il Cristo. Noi siamo servi, meglio, noi siamo discepoli.
Il discepolo di Gesù non è sottomesso a Lui, ma accoglie la verità della vita che è Gesù. E la verità è che noi non dobbiamo considerare noi stessi e gli altri ridotti a quello che sono, a quello che hanno fatto. La verità della vita è che tutti sono chiamati alla sua salvezza, ad accogliere l’immagine piena di uomo come Dio lo ha pensato e voluto fin da principio. Questa apertura del cuore è l’accoglienza piena della vita eterna, di quella vita che già ora palpita in me, ma che ogni giorno cresce e matura.
Il discepolo di Gesù vive pertanto una fede incarnata nella sua storia, sa rileggere con gli occhi del Messia i segni del suo cammino, sapendo distinguere l’agire di Dio, dall’agire che è conseguenza del male che accogliamo. Isaia nella prima lettura ce lo ha ricordato: alla fine il povero, colui che ha trovato in Dio il vero senso del suo cammino vivrà e verrà riscattato, rispetto a quei tiranni che hanno messo davanti tutto tranne che il senso vero della vita.
E il senso vero della vita ce lo ricorda lo stesso Gesù e, in eco, il Precursore e tutti coloro che guardiamo come compagni di viaggio nel cammino. Il senso è questo: la vita ci è data, ci è donata e nel suo essere un dono lo può diventare per gli altri. Non è una conquista personale ed egoistica, è un dono che cresce ogni giorno nel suo splendore pieno solo se rimane nella condizione di considerarsi dono ricevuto. E’ in questa condizione che il dono ricevuto diventa dono per gli altri, per il cammino altrui, perchè non si rinchiude nella superbia, ma diventa acqua fresca che dice il perchè di tanta freschezza. Allora la storia che noi assaporiamo dell’altro è storia di salvezza, perchè storia resa feconda dalla presenza autentica di Dio, di quel suo essere dono e donarsi che si rivela pienamente nel Figlio Gesù.
La nostra fede allora ritornando a questo centro può diventare anche nelle parole feconda di vita, perchè narrano quest’ultime della vita del Dio Trinità che si è fatto carne e nella carne ci ha donato pienamente la sua divinità.