Domenica 25 agosto 2024 - Domenica che precede il Martirio
Quali sono le pretese di Gesù? A prima vista leggendo questo Vangelo sembra che Gesù abbia un sacco di pretese, pretende addirittura un amore più grande rispetto a quello che possiamo avere per i nostri cari. Ma è veramente questo che sta dicendo Gesù nel Vangelo?
Alla Parola di questa domenica, invece, Parola della domenica che ci introduce al Martirio di San Giovanni Battista, darei questo titolo: imparare ad Amare. Sì la Parola di questa domenica ci provoca veramente su cosa è l’Amore.
Molte volte crediamo di amare, ma invece non ci stiamo accorgendo che desideriamo quelle persone, quegli affetti perché fanno bene a noi, fanno bene al nostro vissuto. Molte volte crediamo di amare, ma siamo disposti a rinunciare a quello che siamo per farci amare come gli altri si aspettano. Penso alla dinamica tipicamente adolescenziale che ogni tanto si instaura nella nostre dinamiche relazionali, anche di adulti: se mi ami, se mi vuoi bene, allora devi accogliere il mio pensiero, devi accogliere quello che sono io, devi accettarmi per quello che sono. Peggio: se ami la nostra amicizia, allora devi rinunciare a quello che sei, il nostro pensiero deve essere uguale, non può ammettere diversità.
Al Padre questa dinamica di amore non interessa, anzi la rifiuta, perché questo non è amore, è opportunismo. La Parola invece ci invita ad accogliere l’Amore per quello che è: l’Amore vero aiuta a crescere nella Verità. La Verità anzitutto di quello che tu sei, con la tua storia, fatta di gioia e di ferita, fatta con le ricchezze che hai dentro e con le tue fragilità. Il primo amore da percorrere è la strada che sei tu, imparando ad accogliere il vaso della tua vita, scoprendo come dentro ad alcune crepe, c’è la luce dell’amore che continua a risplendere.
Il secondo amore da percorrere è accogliere la Verità della vita che ci invita mai a rinnegare Colui che desidera la nostra autentica felicità. La vera felicità non è la strada più comoda, anzi. La vera felicità è quello che dice chi sei tu, e chi sei tu non puoi esserlo senza gli altri. Santa Rosa da Lima nei suoi scritti ascetici dice come la vera felicità si impara accogliendo la croce, si impara a vedere Dio non come costrizione, obbligo, dovere morale, ma come la strada di quell’amore che accoglie la differenza, accoglie la diversità di pensiero, ma punta alla Verità che si staglia per quello che tu sei e per quello che noi siamo e possiamo essere.
Il terzo amore da vivere è la strada dell’umiltà. Umiltà, cioè strada della terra, ricordando come quello che noi siamo lo siamo perché qualcuno ci ha dato amore. E bene la strada della umanità ci invita a donare amore e nel donare amore a continuare a essere discepoli della pace, discepoli di quell’amore che sa vincere l’arroganza del male, l’arroganza di chi ci dice che siamo retrogradi, che siamo spacciati, che siamo alla fine del mondo e della Chiesa. A chi è profeta di sventura il Signore ci invita a rispondere con il silenzio dell’amore che agisce e non parla, che agisce e continua a creare autentica felicità e piccole fonti di pace.
Quali sono le pretese, o meglio quale è la pretesa di Gesù? La pretesa di Gesù è di essere uomini e donne dell’amore, uomini e donne che custodiscono la vita dei fratelli, di tutti i fratelli, e nel custodire i fratelli, li accompagnano sulle strade della verità, di quella verità che ama, non pretende, di quella verità che ti accoglie e che sa darti tutto, persino la vita, senza chiedere niente in cambio.
Questa è la speranza che ha animato la madre dei Maccabei, questa è la speranza che ha portato il Precusore, Gesù e tanti altri ad accogliere il martirio: la speranza che solo nel modo di Amare di Dio nella verità sta la nostra libertà, sta il senso della nostra vita, sta il senso vero di ogni autentico agire umano!