Il cielo della vita

Su ali d'aquila

Domenica 12 maggio 2024 - Ascensione del Signore


Quante volte ci capita di guardare al cielo e di andare con la mente e i ricordi alle persone che non sono più qui presenti in mezzo a noi? Guardiamo al cielo con tristezza, con speranza, come in uno stato di attesa.

La liturgia dell’Ascensione che celebriamo anche in questa domenica ci presenta un nuovo significato di cielo. Nella Parola che abbiamo appena spezzato Gesù si congeda dai suoi discepoli. C’è una particolare annotazione che Luca inserisce sia nel Vangelo che negli Atti degli Apostoli, nei primi versetti del capitolo 1: la gioia che vivono i discepoli dopo l’ascensione di Gesù. Non la gioia momentanea, quella fugace derivante dalle emozioni, ma una gioia duratura, una gioia che trasforma la vita dei discepoli in un continuo canto di lode e di ringraziamento. Una gioia che performa la loro vita, che li da uno sprone nuovo e duraturo, un incoraggiamento significativo.

La gioia dei discepoli è la gioia della fede, la gioia che racchiude questo atto di fede che noi oggi professiamo: Gesù non è sparito nel cielo, il crocifisso risorto non si è allontanato da noi. Gesù con l’ascensione porta a compimento il suo rapporto con il Padre, il suo legame, stando per sempre accanto al Padre, non più però come in principio, ma con tutta l’umanità rinnovata dall’incontro con il suo amore. Tutta l’umanità ora partecipa del suo legame con il Padre, l’uomo è e vive nel cielo, in quel legame per sempre con Dio! La gioia dei discepoli quindi è la gioia della pienezza del nostro legame con Dio che si compie in Gesù, è la gioia delle fede vera, di quella fede che non ha paura di essere testimoniata perchè è Vita e continua a donare Vita.

Nella sua ascensione Gesù è avvolto da una nube. La nube che ha sempre accompagnato la rivelazione di Dio nella Scrittura, ora avvolge Gesù, il Figlio di Dio. E avvolge anche noi, la nostra umanità, ferita e amata. Per questo quando guardiamo alle nuvole in cielo sperimentiamo leggerezza, sogno, vicinanza anche ai nostri stati d’animo. La salvezza di Dio non è una presenza estemporanea ed estranea a noi, è vicinanza alla nostra Vita, a quello che sentiamo nel cuore. Dio si avvicina a noi con la delicatezza di quella umanità che non soffoca, non uccide, ma ama, ama senza chiedere niente.

Siamo chiamati anche noi a essere nuvole, a essere cioè capaci di portare questo volto di Dio che non soffoca, ma ama. E ama testimoniando con la vicinanza di chi desidera solamente vederti vivo, vederti in cammino, vedere danzare la tua vita in un eterno canto di lode.

Il cristiano è l’uomo della lode che vive nella gioia duratura, nel per sempre dell’amore di Cristo e attira con la sua vita e non con le sue parole a questo per sempre. Viviamo quindi l’attesa non di Cristo, ma dell’Uomo che tenda l’umanità intera a una gioia piena, a quella perfezione che dona compimento al nostro essere edificio santo di Dio! Cristo tornerà nel giorno in cui la nostra umanità avrà lasciato alla vera immagine dell’uomo, all’immagine piena del legame del Padre e del Figlio.

E allora nel cielo della nostra vita invochiamo il vento dello Spirito perchè ci incoraggi con la sua fortezza a essere sempre nubi coraggiose, nubi capaci di portare quel vero volto dell’Uomo che in Cristo il Padre ci ha rivelato: volto di amore, di misericordia, volto di Vita.
 

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