Nello Spirito, la Vita

Su ali d'aquila

Domenica 5 maggio 2024 - VI Domenica di Pasqua


Dove ha trovato la forza Paolo per raccontare la sua vicenda, la sua storia? Dove ha trovato la forza Paolo, che sapeva bene il non ascolto da parte dell’assemblea che aveva di fronte? Dove ha trovato la forza Paolo di raccontare nel minimo dettaglio tutti i mali, la ferocia, la violenza con la quale ha ucciso tanti fratelli cristiani?

Certamente a Paolo non mancava l’arte oratoria, la capacità di parlare. Ma quando tu sai che la tua vita è appesa al filo, quando sai che tutti non ti difenderanno davanti a un tribunale illegittimo, tu cosa faresti? Saremmo disposti a scappare, a rifiutare di subire altre violenze, useremmo i nostri diritti per difenderci, abbandoneremmo tutto quello in cui noi crediamo per salvarci la pelle. Saremmo disposti, ma diciamocelo, siamo disposti a mettere da parte la nostra fede per salvaguardare la nostra vita, almeno nel lasso di tempo che abbiamo da vivere in questa terra. Così facendo però tradiamo il mandato di Gesù. E quale è questo mandato?

Il Vangelo di Giovanni ce lo ricorda. Gesù ci consegna lo Spirito per sostenerci nelle prove che siamo chiamati a vivere in questa terra. Gesù sapeva e sa bene le prove del male a cui l’uomo è tentato, e tra queste c’è proprio quella di mettere da parte le nostre radici, il senso del perchè viviamo la Tradizione millenaria della Chiesa. E quale è questa Tradizione? Quella di essere comunità della festa, comunità che vive la festa della domenica quale giorno del Signore. Non solo: la Tradizione della Chiesa non è una rigidità di regole, ma è sempre di più la presa di coscienza di quella fede che è chiamata a nutrirsi della luce che è Gesù, invito ad abbandonare le tenebre del male che ci tenta, soprattutto sulla fedeltà delle nostre scelte, a cominciare dalla fedeltà per le scelte di vita.

Nella fluidità del mondo contemporaneo rischiamo di rendere fluido il senso della vita, che necessita di basi solide e importanti. Le basi solide e importanti, però, non potranno mai rimanere solide se non c’è il desiderio di rivederle, di aggiustare, sanare quelle ferite che a lungo andare possono solo dividere e allontanare. Questo vuol dire metterci in ascolto dello Spirito! Mentre il male ci invita a vivere tutto al momento, senza riflettere e ragionare, anzi mettendo in discussione e in dubbio tutto quello su cui abbiamo voluto fondare la nostra vita, lo Spirito ci invita a guardare al come di Gesù, al come del suo agire che cambia la vita dell’uomo e che lo invita a porre non passi di morte, ma passi di vita, che sanno aiutare a rileggere la propria storia, ad accettarla anche per i mali che ha compiuto, se però dai mali si è passati alla grazia.

Il passaggio alla grazia è l’accogliere la luce che è Gesù e diventare noi stessi luce del Risorto. Il segno della candela accesa dal cero pasquale che nel giorno del battesimo abbiamo ricevuto ci ricorda proprio questo: la tua vita diventa testimonianza della luce del Risorto, tu diventi strumento del suo agire misericordioso che desidera avvicinarsi sempre all’uomo.

Il Signore non ci chiede di essere una chiesa di élite, di pochi ma buoni, ci chiede di essere Chiesa aperta, capace di vivere quella missione ad gentes che significa essere sempre capaci di testimoniare Cristo, nel coraggio dello Spirito, non trattenendoci di fronte all’evidenza del male. Testimoniare Cristo con le azioni che devono sempre sapere di una verità saggia, meditata, riflettuta, una verità cioè che si nutre della forza della preghiera che aiuta a compiere un discernimento su come scegliere, guardando alla misericordia ricevuta da Dio.

Lasciamoci allora incoraggiare dallo Spirito a saper vivere una fede che sappia affrontare le questioni del mondo dicendo chiaramente che in Cristo l’uomo trova la pienezza della sua Umanità. Anche il più terribile dell’aborto, ci ricorda Paolo, è diventato un giardino fiorito il cui profumo della testimonianza è diventato seme fecondo per i popoli incontrati. Così diceva S. Giovanni Paolo II a conclusione della sua omelia di inizio pontificato: Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore. Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra. È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna.
 

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