Domenica 7 aprile 2024 - II Domenica di Pasqua
Rimaniamo ancora stupiti da come il Risorto appare. Il Risorto appare in un contesto fragile, segnato dalla paura e dallo smarrimento. Ed ecco il saluto che dona speranza, il saluto che incoraggia ad alzare lo sguardo, che invita a riscoprire la Vita: pace a voi! Sì Gesù invoca il dono della pace sui discepoli, perchè senza la pace non c’è gioia, senza la pace non c’è vita, senza la pace qualsiasi annuncio sarà sterile.
Pace a voi! E’ il saluto che il crocifisso Risorto dona anche oggi a noi, a noi discepoli smarriti, appesantiti da un clima grigio, che non ci aiuta a guardare a quale strada percorrere, a quale cammino indirizzarci. Eppure è questo saluto che ci alza di nuovo lo sguardo, che ci incoraggia a non rimanere dentro a un immobilismo sterile, ma invece ad essere fedeli a quel mandato che il Risorto da sempre da alla sua Chiesa: ricevete lo Spirito Santo e perdonate. Perdonati quello che non sei stato anzitutto, quello che potevi essere, perdona il tuo fratello, la tua sorella, e nella forza interiore ed esteriore del perdono sii tu strumento della Pace, si tu la mano che il Risorto tende a ciascuno di noi.
Pace a te, Tommaso, perchè hai creduto guardandomi. Quanta paura di cadere ancora in un miraggio aveva Tommaso? La morte trasforma i segni di vita in occasioni da sciupare, da rifiutare, da buttare via. Credere… parola forte, folle in questo tempo. Quanta diffidenza abbiamo tra noi, quanta paura dell’altro abbiamo! Eppure il credere è il frutto della Pasqua. Non un credere ingenuo, ma il sentire vero della tua vita, di quella vita che sa che la sua felicità non è nel chiudersi occupandola con tante cose, riempiendola di tante richieste. Il credere passa dal desiderio di dare un senso alla vita. E questo senso è Gesù che fa vedere che cosa è la vita: è amore, amore che dona, che genera vita, amore che si dona per la vita!
Pace a te, nel nome di Gesù. Abbiamo ascoltato come gli apostoli della prima ora e Paolo riconducono il dono della pienezza di vita a Gesù, al dono del suo spirito che ci aiuta a rifiutare il male, a metterlo nelle ferite della croce, per riconoscere invece il dono della vita. In questa domenica, detta in albis depositis, cioè il giorno in cui i catecumeni depongono le vesti del loro battesimo, si rivela il mandato che ciascuno di noi deve vivere: è il mandato del segno della croce. Un gesto semplice, forze azzardato nel modo con la quale lo facciamo, forse troppo frettoloso. Invece il segno della croce racchiude il mandato del Signore a ciascuno di noi: tu sei benedetto, tu sei vivo nel mistero della mia morte e risurrezione. Quando ci segniamo con questo segno ricordiamoci delle parole di Paolo: moriamo e facciamo morire il nostro peccato in Gesù, per partecipare alla sua vita nuova, a quella vita che alza lo sguardo e riconosce il volto del Padre nella vita di ogni giorno, con la forza dello Spirito. Quando segniamo con il segno della croce i corpi dei bambini, dei giovani, degli adulti, dei malati ricordiamo proprio questo: nel nome di Gesù sei chiamato ad alzarti, ad essere con quello che sei e con il tempo che vivi segno di pace, strumento suo, suo discepolo nell’amore.
Pace a voi! Nel saluto del Risorto riscopriamo in questa domenica non una mera formula, ma l’invito ad essere vivi, ad essere uomini che perdonano, ad essere strumenti discepoli dell’amore di Dio, a non ritenerci sconfitti da questo tempo, ma invece chiamati alla missione in ogni tempo, età, perchè ogni tempo ed età nel Risorto e nelle sue piaghe è un tempo di vita, è il tempo della Vita per sempre in Lui!