Dove è tenebra, che io porti luce

Su ali d'aquila

Domenica 24 marzo 2024 - Domenica delle Palme


Tenendo fisso lo sguardo su Gesù. Il richiamo della lettera agli Ebrei ci invita in questi giorni a tenere ancor di più fisso il nostro sguardo sull’uomo dei dolori, sull’uomo che conosce il patire, sull’uomo che ha assunto sul suo corpo tutta la sofferenza e il male del mondo, non solo nelle conseguenze, ma anche nelle cause. Teniamo fisso lo sguardo su Gesù per ritornare con il cuore al suo stile: dove è tenebra, dove c’è il male, dove c’è distanza da Dio, Lui è la luce, lui guida, conduce con i suoi passi, con i suoi silenzi, con il suo sguardo, con la sua preghiera alla luce che è l’amore del Padre per ogni uomo e donna di ogni tempo.

Quale è la meta di questo cammino, che Gesù inizia entrando a Gerusalemme? Ce lo dice il gesto che Maria, la sorella di Lazzaro, compie sui piedi di Gesù, versando l’olio di nardo, un olio prezioso ancora oggi, soprattutto per la patina dorata che lascia. Maria unge i piedi di Gesù, come se indicasse in quei passi un passaggio di vita nuova. Quel passaggio di vita nuova che per noi, come lo è stato per la famiglia di Lazzaro, è riconoscere come veramente Gesù è la via, la verità, ma soprattutto la vita che sconfigge la morte, che sconfigge ogni apparenza che la morte crea. Mentre per Giuda e per i discepoli il cammino con Gesù si sta rivelando pieno di incertezze e di delusioni per aspettative non corrisposte alle attese del messia, nei passi di Gesù verso Gerusalemme Maria professa la sua fede in Lui. Non sa quello che accadrà, non sa cosa proverà, ma sa che qualunque passo Gesù compirà sarà un passo di vita, un passo profumato che anela per tutti alla vita.

Nei passi dei piedi di Gesù vediamo la pienezza del suo desiderio che ogni aspetto dell’umano sia riconciliato con l’immagine iniziale di uomo, di uomo che crea alleanza, che vive dentro una relazione autenticamente umana, dentro la relazione con Dio. Il Signore non smette di tendere la sua mano: l’ingresso di Gesù a Gerusalemme riecheggia la profezia di Zaccaria, che indica come Dio mai si permetterà di irrompere nella vita dell’uomo con irruenza, divisione, con tutte le espressioni di separazione che noi conosciamo purtroppo ancora, dalle violenze, agli sguardi non umani, fino ad arrivare alle guerre. Dio si avvicina all’uomo con la sua pace e l’invito all’uomo ad essere uno strumento di questa pace che fa esultare, che fa gioire l’uomo per la sua umanità, per la pienezza di vita che ha e che può avere.

Benedetto colui che viene nel nome del Signore. L’esclamazione della folla che accolse Gesù a Gerusalemme quel giorno, diventa per noi oggi l’invito a essere un segno di benedizione e di pace, a portare l’immagine di Gesù, l’immagine dell’Amore a chi questo amore non lo conosce, a essere missionari capaci anche di dare la vita fisica per i fratelli.

Questo è il senso della settimana autentica che oggi cominciamo: tenere fisso lo sguardo su Gesù, colui che ci strappa dalle tenebre con la luce della sua vita, perchè anche noi diventiamo luce nelle tenebre del tempo presente, testimonianza autentica del profumo della Vita che solo il passo del Dio con noi ci ha e può donare ancora oggi a ciascuno di noi.
 

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