Domenica 03 marzo 2024 - III Domenica di Quaresima
Ancora una volta la Parola ci stupisce. Di fronte alla disobbedienza del popolo di Israele, Dio si adira, si arrabbia… In attesa di Mosè, che sembra non più scendere dal monte, il popolo si è creato un idolo, una statua di vitello d’oro… assurdità più totale. Dio è ferito, offeso, sembra che non ci sia più un rimedio… se non le parole di Mosè, che consolano Dio, quasi a ricordargli che lui non può distruggere, non può separarsi da questo popolo, non può separarsi da nessuno, perché è il Dio della vita.
Mosè, Timoteo per la comunità dei tessalonicesi, Paolo, lo stesso Abramo sono testimoni e messaggeri che ricordano nel loro agire che Dio non crea separazione e divisione, che a Dio non piace la discordia, cioè la distanza nell’agire tra gli uomini della stessa comunità, no. Dio investe tutta la sua vita, tutto il suo essere sulla comunione, sulla concordia del cuore. I messaggeri di Dio sono così: sono testimoni di comunione, aiutano a superare una difficoltà, non a crearla, non a cercare un motivo in più per dividersi, per tirare l’acqua al proprio mulino… questo vuol dire tradire Dio, tradire il suo progetto di amore e di vita, progetto che aiuta a crescere, a valorizzare le differenze di pensiero nella comunione, la pluriformità nell’unità.
I testimoni, inoltre, annunciano con la loro vita vissuta nella libertà il volto di Dio. Il volto di Dio è Padre, padre che accompagna il cammino dell’uomo e che lo incoraggia a giocarsi tutto nella verità della vita. E la verità della vita è questa: noi possiamo essere vivi se ci ricordiamo che abbiamo un Padre, che la nostra vita non dipende solo da noi e dalle nostre forze. Quel giorno i giudei di fronte a Gesù rivelano alla fine il loro non essere figli di Abramo, perché usano l’antico patriarca come scudo per difendere il loro non scendere nella profondità della fede, il loro lasciarsi scavare da Colui che è la Parola che salva e crea: Gesù. Quando noi mettiamo ostacoli a Dio nel suo agire, allora stiamo lasciando spazio al diavolo, a colui a cui piace creare separazione e divisione giocando con la menzogna, con la domanda che insidia sempre un dubbio che ci porta a chiuderci in noi.
L’atteggiamento di Gesù, invece, è la pienezza dell’atteggiamento di ogni testimone: quello di lasciar spazio a quello Spirito che sa indicare con segni precisi quale direzione, quale svolta il nostro cammino deve scegliere. E accanto a noi lo Spirito mette quegli angeli, come quelli del crocifisso di san Damiano, che continuano a indicarci la vera via di salvezza, quella cioè che da sapore e gusto alla nostra libertà perché dice in verità chi siamo. In Gesù si rivela la vita stessa che Dio continua a giocare con e per noi, nonostante le nostre distanze e disobbedienze. A noi il compito di essere messaggeri e angeli che annunciano chi è Dio: il Dio della vita, il Dio della unione e non della discordia, il Dio che traccia strade di complementarietà e di fraternità, il Dio che vede nell’uomo redento nel Figlio lo strumento di pace che nella verità può veramente essere una scintilla capace di cambiare il mondo.
Signore fa di me una scintilla della tua pace, del tuo amore, perché nella discordia, io porti la bellezza della verità di cosa è l’uomo, comunione e fratello con tutti.