Domenica 26 novembre 2023 • III di Avvento
Quando pensiamo alla Casa pensiamo a un luogo dove potremmo incontrarci con le persone più strette, dalla nostra famiglia, agli amici a noi stessi. La casa prima di tutto è luogo di una intimità con gli altri e con noi stessi. E’ il luogo della condivisione delle gioie e dei dolori, è il luogo della correzione dei passi e di nuove partenze.
Gesù nel Vangelo di questa domenica ci ricorda come si incontra il volto del Padre: ascoltando la sua voce, guardando il suo volto e riconoscendolo nella Parola che ci dona. Ascoltare, guardare e riconoscere sono i tre verbi che dicono che noi non stiamo semplicemente vivendo un luogo dove avere riparo, ma un luogo dove sperimento l’amore e il sentirmi amato e in questo amore l’Amore di Dio. La Casa quindi non è solamente l’appartamento, la villa, il bi o il monolocale dove viviamo, ma sono tutti quei contesti dove sperimentiamo questo amore del Padre e in esso l’amore tra noi. E’ questo amore dell’ascolto, del guardare e del riconoscere che aiuta una famiglia all’unità, è questo amore che aiuta una famiglia a essere unita anche nelle scelte difficili. Questo amore lo contempliamo in quelle famiglie che hanno avuto una persona che ha commesso cose gravi, lo contempliamo in quelle piccole comunità domestiche dove si è accolto un figlio adottato, dove si è accolto un figlio con disabilità.
Chi vive queste dimensioni della Casa non le tiene per sè e non rimane chiuso. Lui stesso diventa casa per i fratelli e le sorelle, diventa buon profumo dell’amore di Cristo per l’uomo. Diventa luce che invita ad alzare lo sguardo dalle piccolezze e sciocchezze di ogni tempo, diventa consolazione per chi è ferito, diventa un canto di vita che non si può trattenere in poche mura, ma che deve esplodere e portare gioia vera della presenza del Signore.
Quando collochiamo le case nel presepe rispetto alla capanna o grotta della Natività sono al buio. Perchè? Perchè la luce è Gesù, la luce di una umanità nuova che mette al centro l’amore che sa fermarsi per ascoltare, guardare e riconoscere è l’umanità stessa di Gesù che strappa ogni uomo e donna, ogni contesto familiare ferito dalle etichette che la nostra società facilmente mette addosso a persone che vivono una ferita. Le case del Vangelo sono casa di una umanità nuova che sa sempre portare il profumo di Cristo ricevuto nel mondo e nel quotidiano, che sa portare la dimensione dell’accoglienza e dell’ascolto a chi non lo vive. Se ognuno di noi è una piccola casa illuminata a riscaldata dall’amore di Gesù, allora il nostro essere comunità è l’essere una grande casa, grande come il luogo dove nasce Gesù, una grande casa che è la Chiesa. La Chiesa è una grande casa e continua a diventare una grande casa se veramente l’umanità dei suoi membri cresce e matura nell’umanità di colui che come luce del mondo è venuto a strapparci dal male e dalla solitudine. Come? Guardando, ascoltando e riconoscendo… amando il nostro cammino! Che le nostre vite diventino casa a chi ancora oggi non respira la bellezza del dono di una vita ricevuta, di una vita da amare, di una vita da mettere in gioco pienamente per il dono singolare che è.