Domenica 19 novembre 2023 • II domenica di Avvento
Nel Vangelo incontriamo i pastori nei brani della natività. A loro gli angeli rivolgono il primo annuncio della nascita di Gesù. E, paradossalmente, nel Vangelo sempre, Gesù stesso si definisce il buon pastore, colui che non si dimentica delle sue pecore, nemmeno di quella che disobbedisce, quella più scalpestrata, quella che non ascolta.
Il pastore, però, ai tempi di Gesù, era considerato un mestiere negativo perchè il suo lavoro era in mezzo ad animali che brucano la terra, che toccano la terra, quindi impuro. Un lavoro svolto fuori dalla città, perchè considerato impuro dai maestri della legge. E’ quindi interessante che Gesù incarna questa figura ultima, questa figura diseredata e presa in giro. Gesù la incarna per annunciare che la sua salvezza non è per i campioni della legge, ma è per tutti, a cominciare da quelli considerati ultimi.
E da qui che allora che possiamo comprendere la parola di questa domenica, una Parola che da Giovanni Battista a san Paolo ci ricorda esattamente questo aspetto: Dio è per tutti, la sua salvezza è per tutti, nessuno escluso. Tutti siamo figli di Abramo, tutti siamo chiamati a una verità della vita che riconosca che solo l’Amore ci ha generati. Quale amore? Non quello del mondo con gli standard, le etichette, i modelli di tik tok, degli youtuber, dei follower. Quello invece di Cristo Gesù, quella cioè di un Dio che non sta tra i perfetti, ma sta proprio in mezzo a quelli scartati e rifiutati. Sentiamoci anche quindi un po’ farisei, perchè oggi come allora quante volte etichettiamo lo straniero che arriva nelle nostre terre, quante volte anche noi lo vorremmo fuori dalla città. Ebbene questo non è essere cristiano, con buona pace di coloro che si vantano di avere un rosario in tasca o una croce al collo. Il cristiano che è cattolico è aperto nel suo cuore e nella sua mente all’universalità del mondo, anzi coglie sempre come nel mondo c’è un pezzetto dove poter annunciare il Vangelo, la Parola che salva, che consola, che rialza che è Cristo. La nostra fede non è la fede dei perfetti, dei dogmatici, la nostra fede parte sempre dal basso, parte sempre da quell’incontro che cambia la vita. Sei tu, accompagnato dallo Spirito di Cristo e dall’ascolto pieno di esso, che testimoni con la tua vita il Signore Gesù, il volto di Dio che è misericordia, vicinanza nella povertà.
E a chi risulta scettico verso questa vicinanza di Dio, come regalo oggi riceviamo le parole del profeta Isaia, che ci incoraggiano invece a non temere, a rivestirci di forza, a non smettere di fare memoria in tutti i passaggi della nostra vita, privati e comunitari, dove capiamo che da soli non ce l’avremmo fatta. Il passo forte di questa domenica dei figli del regno è quella di riconoscere come Dio non è distante, ma è il tuo consolatore, Dio non è un monarca che fa i suoi affari, Dio sta e piace stare con Te e la sua ricchezza è una sola: che tu sia veramente felice, che tu senta veramente la sua presenza non come un peso, ma come una forza che puoi trasmettere a chi come te è sfiduciato e triste. I pastori tornarono annunciando ciò che avevano visto: la loro forza di annuncio diventi la nostra forza, diventi la gioia vera del Natale e di ogni giorno: la forza di riconoscere il vero volto di Dio che è consolazione, che è speranza per l’Uomo.