Domenica 22 ottobre 2023 • I dopo la Dedicazione del Duomo
La liturgia di questa domenica è un inno di rendimento di grazie per il dono dello Spirito. Lo Spirito che rende la Chiesa viva, che rende la Chiesa una comunità viva perchè cammina, sta in mezzo alle strade del mondo e, nello stare in mezzo, annuncia il Vangelo, la buona notizia.
La buona notizia che è questa: in un mondo dove tutti hanno preferenze, dove ci sono degli standard da rispettare, Dio non fa preferenze di persone. Questo è l’annuncio della Chiesa, annuncio che Gesù stesso ha incarnato con la sua missione, come ci ricorda l’apostolo Pietro: egli passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo… chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome. Questa è la vera grazia che lo Spirito ci ricorda: tutti siamo peccatori, tutti, ma Dio nel suo Figlio Gesù non ci riduce al male compiuto, vissuto o subito, no ci ama e ama la nostra storia. Amare Dio non vuol dire credere alla cieca, ma vuol dire sentirmi veramente amato per quello che sono, per la mia storia, fatta di grazia e di ferite. Questo è l’amore di Dio: un amore che ama senza chiedere niente in cambio.
Chi è chiamato a portare questo amore? Questa domenica ricorda a tutti noi la missione che ognuno di noi è chiamato a compiere! Siamo noi i chiamati a portare l’amore di Cristo a una umanità ferita e spaesata, a una umanità che non sperimenta l’amore. Questa umanità non è solo nelle terre di missione, non è solo nei contesti di nuova evangelizzazione, questa umanità è nelle nostre vie, nella nostra città, è in mezzo a noi. Vediamo questa umanità brancolare nel buio delle loro scelte, vediamo questa umanità che non sa più distinguere il bene dal male… e noi che cosa dobbiamo fare? La maggior parte di noi giudica, da osservazioni… ma forse questo non è il vero cristiano!
Il cristiano, invece, è colui che avendo sperimentato lo sguardo misericordioso di Cristo, infuocato da questo amore nello Spirito, porta e diventa lui stesso testimone, segno dell’Amore di Gesù. Il mandato missionario quindi lo riceviamo tutti e tutti lo riceviamo nel segno di benedizione a conclusione della liturgia eucaristica. In quel segno non ci sta solo un augurio di pace, ma un invito: si tu stesso benedizione del Signore, sii tu stesso segno vivente del suo amore, sii tu stesso fuoco e segno del suo Spirito!
Quali sono le forze per sostenere la missione del cristiano? Il Vangelo e la lettera di Paolo ce lo ricordano. Il primo segno è la Parola riletta nella luce della Pasqua. E’ nel lasciarci scavare e trovare conforto dalla Parola che noi troviamo sempre nuova energia per il cammino, nuovi spunti che aiutano il nostro discepolato a essere un discepolato dagli orizzonti larghi. Il secondo segno è il sostare davanti all’eucarestia, davanti a quell’amore che si da tutto e che deve diventare il vero modello di una umanità che desidera veramente la pace. La pace non si cerca con i compromessi del potere, la pace si cerca e si trova guardando ai veri modelli di pace, e Cristo, con il suo amare tutti è la pace. Capiamo allora che le proposte comunitarie che stiamo vivendo, l’invito ai gruppi di ascolto della Parola e all’adorazione eucaristica non sono pretese dei sacerdoti, ma sono il vero nutrimento della missione a cui ognuno di noi è chiamato nella vita quotidiana: la missione di portare veramente l’amore di Cristo a tutti.
C’è un’ultima raccomandazione che accogliamo oggi dalla Parola: mai alla missione manchi lo stupore, il lasciarci commuovere dai segni inaspettati che Cristo ci donerà lungo il cammino. Questo sarà il segno che veramente il Signore è presente in noi, ci sostiene, ci benedice e rende il nostro cammino una benedizione per i fratelli, per tutti. Siate benedizione per tutti, siate il segno vero della pace che è Cristo Gesù!