Domenica 24 settembre 2023 • IV dopo il Martirio di S. Giovanni
Tu sei nostro Padre; noi siamo argilla e tu Colui che ci plasma. L’immagine che ci dona la preghiera di Isaia a Dio è una immagine che può richiamare anche un’altra: quella del panettiere. Anche il panettiere partendo da pochi e semplici ingredienti, un po’ di farina, acqua, olio, sale e lievito crea il pane. Pensare che dal nostro poco Dio ci crea, plasma la nostra va è una cosa stupenda, e anche una consolazione. Sì è una consolazione perchè al Padre piacciono le mete alte, e una di queste è quella per noi non di essere uomini del poco, ma uomini che tendono ad essere un popolo, una nazione!
Ed è per questo che quel giorno Gesù esorta le folle che lo cercavano a non seguirlo per una cosa di poco, a non seguirlo per chiedere il miracolo del momento, la parola di conforto e basta. Gesù sa bene che nella nostra povertà umana abbiamo bisogno di forza nei momenti decisivi della vita, da una prova legata al nostro percorso scolastico, alle prove della vita che alla fine riguardano anche il nostro fisico. Gesù lo sa perchè anche lui le ha vissute queste prove umane: la sofferenza per la morte di Giuseppe, il dolore per la morte dell’amico Lazzaro, la commozione di fronte a una supplica…. Ma Gesù sa anche che queste emozioni, seppure segnano la vita, sono momentanee. Ed è per questo che Gesù invita a cercare il pane che da la vita. Non il pane che i padri mangiarono nel deserto, in un momento di bisogno, ma quello che da il senso pieno alla nostra esistenza. Gesù è il lievito che da quella consistenza alla nostra vita e il lievito di Gesù è il suo amore per noi. E’ questo amore, quello che da la vita, che deve riempire di senso le nostre giornate, che deve ridare senso alla vita perchè sia pienamente vissuta.
Il senso sta però nel desiderio che abbiamo di accogliere il suo modo di amare. Il Vangelo ci esorta a non fare indigestione di esperienze, ma a collocarle dentro a un progetto di amore. Facciamo tante, forse troppe cose. Troppi impegni costellano le nostre giornate…e alla fine mai ci domandiamo come stiamo, perchè sappiamo bene che ci manca in tutto il “nostro fare” qualcosa. E questo qualcosa è quel momento gratuito di amore che Gesù ci ha donato con la sua vita e ci ha lasciato nel pezzo di pane dell’eucarestia, in un cibo direi quotidiano. E forse nel nostro girare continuo viene meno proprio il senso della casa, il senso di essere famiglia: quante volte ci fermiamo la sera per stare semplicemente con i nostri figli? Quante volte insieme ci fermiamo a tavola e iniziamo questo momento con un segno di croce? Piccoli gesti, che però nella lunga loro assenza creano lo spaesamento che stiamo vivendo in questo tempo, il vuoto di senso che troviamo in noi, soprattutto in una falsa educazione della libertà, capace di lasciar libera scelta ormai fin dall’infanzia!
Ecco perchè noi oggi siamo qui! Noi ci fermiamo la domenica e la domenica noi siamo a casa per vivere la messa, perchè questo piccolo banchetto ci ricorda che tutto quello che viviamo non è semplicemente un momento che si doveva vivere, ma è la nostra vita, invece, che ha conosciuto le mani del Padre attraverso persone e occasioni che abbiamo vissuto, ma ha conosciuto anche l’allontanarci dal calore del suo abbraccio di misericordia. L’eucarestia paradossalmente con questo stacco ci porta con i piedi per terra, ci riporta a dare una direzione vera al nostro cammino, ci riporta a scoprire come la nostra vita è chiamata non a un grigiore affaticato, ma a una vera e autentica gioia, sostenuta da quella umanità che nessuno pedagogo potrà formare senza le basi che ci rendono uomini e donne, che ci rendono veramente capaci di diventare grandi. E questa base è la famiglia, non le cose che aggiungiamo ai ragazzi, ma la capacità di essere una famiglia!
La proposta dell’oratorio, proposta di sosta nel cammino, proposta per dare spazio alla bellezza della famiglia, sia allora accolta non come un impegno da aggiungere, ma come una promessa di sosta per ridare sapore alla nostra vita, al discernimento che essa deve compiere perchè la crescita di mio figlio, di mia figlia sia veramente una crescita accompagnata al diventare grande! In questo accompagnamento ci vogliono i riti, diceva la volpe del Piccolo Principe, ci vuole quel pane della domenica che non è il pane di tutti i giorni, ma che mi ricorda come è in uno stile di amare che il pane quotidiano assume un sapore sempre nuovo, fresco e croccante. Insomma la domenica noi siamo originali perchè ci fermiamo, perchè andiamo a messa, perchè riscopriamo l’amore che ci attraversa ogni giorno e in esso riscopriamo la bellezza di essere Pieni di Vita, Pieno di vita eterna!