Tornarono a Gerusalemme

Su ali d'aquila

21 settembre 2023 • San Matteo, apostolo ed evangelista


Tornarono a Gerusalemme. La Pasqua di Gesù non esaurisce il suo carico nella ascensione. No, la promessa di vita per sempre in Colui che da la vita trova anima e corpo nella pienezza del dono dello Spirito. Dono a cui il Maestro chiede di preparare sempre il cuore per saper cogliere le movenze, le direzioni che esso ci suggerisce, che esso vuole donare alla sua Chiesa.

Oggi come allora torniamo a Gerusalemme, torniamo nel luogo in cui Gesù ci ha lasciato la pienezza del dono della sua Vita perché anche il nostro annuncio sia un annuncio che generi vita e conduca a Colui che è la Vita. Ecco perché celebriamo l’Eucarestia e ci raduniamo come comunità: perché anche noi nella sorgente dell’Amore che è Gesù, oggi come ieri abbiamo bisogno di capire la direzione del nostro cammino di Chiesa, che passi devo compiere.

In questo tempo è ormai una consapevolezza sempre più assodata che la Chiesa è chiamata a tornare a riscoprire la bellezza evangelica che ogni battezzato può donare con la testimonianza della sua vita. In particolare alcuni di noi saranno chiamati nei prossimi anni ad assumere un ministero nella Chiesa che faccia risplendere lo specifica carisma che ognuno possiede. Papa Francesco, riprendendo la felice intuizione di S. Paolo VI e del Concilio Vaticano II, ha delineato in questi ultimi anni le tre figure ministeriali che i battezzati nella Chiesa possono assumere come ministeri istituiti: il lettorato, cioè l’attenzione alla Parola di Dio, meditata e proclamata, spezzata come lectio divina e meditazione al popolo santo di Dio e a coloro che svolgono il loro servizio nella liturgia della Parola, curando anche celebrazioni della Parola che sostituiscano la celebrazione eucaristica; l’accolitato, cioè l’attenzione missionaria alla dimensione liturgica e umana della comunità, con una possibilità di dare l’eucarestia durante la celebrazione della messa, ma anche e soprattutto verso coloro che non possono riceverla a causa di malattia e impedimenti; il catechista, cioè colui che cura la formazione dell’annuncio evangelico di coloro che sono a loro volta chiamati a declinare l’annuncio nelle diverse fasce della vita e nell’attenzione all’annuncio agli adulti.

Se a prima vista questo passo sembra difficile, distante da noi, e potremmo obiettare ad esso con tante e sterili polemiche, mi sembra invece che le nostre prime osservazioni devono lasciare posto all’antifona del salmo che dice Risuona in tutto il mondo la Parola di salvezza. Ci dobbiamo domandare che cosa questo passo di Chiesa ci sta suggerendo. Sembra a me chiaro l’obiettivo: siamo chiamati a tornare all’origine e fonte della nostra fede, a scrostarla di tanti costrutti che abbiamo creato, siamo chiamati a ricoprire la nostra originalità che non sta nei mezzi di cura che si sono creati nei secoli, ma sta in quella Gerusalemme che da avvio al cammino della Chiesa. E quindi tornare a Gerusalemme per noi non vuol dire tornare indietro, nel passato, ma domandarci come il kerygma, l’atto della fede, oggi cosa ci chiama a compiere come passo perché la salvezza del Signore risuoni in tutto il mondo come Parola di speranza e di vita. E’ questo il fuoco da custodire e il fuoco da cui trarre calore, poi viene tutto il resto, ma se si spegne questo fuoco, la vita della Chiesa stessa viene meno.

Verso il passo che la Chiesa ci chiama a compiere, la festa di San Matteo ci da una coordinata importante per la cura dell’annuncio di fede. E il passo è questo: nessun passo di fede sarà mai vero, nessun ministero assunto o affidato dalla Chiesa sarà vero senza la cura del proprio cammino spirituale. Ma perché ci sia cura personale, ci deve essere qualcuno che mi doni quello sguardo di Gesù che chiama quel giorno Matteo, che legge la sua sofferenza dentro a una vita sterile, basata solo su conti e numeri, ma non su un legame umano. Ci vuole uno sguardo che mi chiami alla novità di vita, ci vuole uno sguardo che mi invita ad andare oltre alle tradizioni (con la t minuscola), che mi invita ad andare oltre al si è sempre fatto così, che invita ad andare oltre ogni lettura della realtà farisaica e legalista. Vi chiediamo perdono se alcune volte questo sguardo non lo abbiamo avuto verso di voi, ma allo stesso tempo vi esortiamo, come Paolo, nel nome di Cristo Gesù, di lasciarvi condurre verso le vere strade che la Chiesa ci chiede di vivere, verso strade che non vogliono spegnere una storia, ma vogliono aiutarla a rimanere viva, a essere una Parola non che muore in sé, ma che risuoni della salvezza di Cristo! Nessuna realtà morirà in sé, se però non impedirà allo Spirito e alla Parola di agire in verità perché continui a risuonare il volto e la voce di Colui che ha rivelato al Matteo di ogni tempo la buona notizia iscritta in noi: sei chiamato alla vita, al senso pieno di essa, non alla solitudine, non alla morte! E a partire dalla riscoperta di questa promessa in noi che potremo allora con libertà e verità servire con i nostri carismi la Chiesa, accogliendo le movenze del tempo presente e in queste movenze, cogliere la sinfonia che la Parola ci invita a vivere nell’oggi.
 

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