Sommario:
Nello stemma del card. Scola spicca su fondo azzurro l’immagine di una nave, che è un simbolo ricorrente nell’iconografia paleocristiana, per i riferimenti a diversi passi biblici (l’arca di Noè, la barca di Pietro...).
Sebbene il suo temperamento predisponesse a far trasparire la contentezza di una vita offerta al Signore, tuttavia il sorriso e la gioia sono sempre state, intenzionalmente, il segno di una cura premurosa del buon pastore.
La sua spiritualità si nutre della Parola di Dio, ma anche dei uomini e donne del nostro tempo, come Madeleine Delbrêl o Charles de Foucauld.
Come il Signore Gesù, quando vennero a prenderlo per la passione, si presentò e disse: sono io, così
anche il vero pastore deve, per amore della verità, amare le cose avverse e invece sentire piuttosto distacco, disagio, per le cose favorevoli
In seguito ad una confessione, si sentì toccare il cuore ed avvertì la discesa della misericordia di Dio, che con sguardo di tenero amore, lo chiamava alla vita religiosa, sull’esempio di Sant’Ignazio di Loyola.
Nello stemma di Papa Benedetto XVI non compariva alcun motto, come del resto anche in quelli dei suoi immediati predecessori. Ma se torniamo al momento
della sua elezione episcopale, l’allora mons. Joseph Ratzinger scelse due parole tratte dalla Terza lettera di Giovanni: “Cooperatores Veritatis”.
Sono tutto tuo, e tutto ciò che è mio è tuo.
Ti accolgo in tutto me stesso, offrimi il cuore tuo, Maria
L’umiltà può essere considerata il suo testamento spirituale. Grazie proprio a questa sua virtù, bastarono 33 giorni perché Papa Luciani entrasse nel cuore della gente”
Egli l’ha scelto nel momento in cui è stato eletto Arcivescovo di Milano, perché quando si diventa vescovi la tradizione vuole che si dica in una frase (solitamente in latino) lo stile che contraddistinguerà il proprio ministero.
La Chiesa mi vuole vescovo, per mandarmi in Bulgaria, ad esercitare, come Visitatore Apostolico, un ministero di pace. Forse sulla mia via mi attendono molte tribolazioni.