Sommario:
Questo Pastore, che il Papa ha affidato la diocesi che diede i natali al santo Papa Paolo VI, non poteva che scegliere una frase e delle immagini ispirate al tema della salvezza operata da Cristo.
Il motto scelto «Mater Mea Fiducia Mea» ha un evidente rimando a Maria ed esprime l’affidamento a lei come madre premurosa e fedele.
Dietro questo motto, ripenso a quando, giovane educatore scout, scoprii che la gioia del servizio traeva il suo fascino proprio dal Signore Gesù, indicandomi un percorso di vita che poi ho condiviso con tanti.
Ed è proprio in questa forma che esso è ben noto al nuovo Vescovo fin dal seminario, specie perché citato da Santa Teresa d’Avila, tanto da confluire nella regola carmelitana.
Il Figlio di Dio è venuto «perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (cf. GV 10,10); ma, perché questo si realizzi, egli mette in gioco la sua stessa vita, dà la sua vita, sapendo che «non c’è amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici» (cf. GV 15,13).
Le parole scelte da Mons. Gervasoni sono “Visu sim beatus tuae gloriae” (A tal visione io sia beato della Tua gloria), tratte dall’ultima strofa dell’inno eucaristico “Adoro Te devote”, attribuito a San Tommaso d’Aquino. Parole intrise di forte senso escatologico, in quanto l’Eucaristia anticipa la visione, e quindi la condivisione, della gloria di Dio.
Essere Vescovo non significa semplicemente rispondere ad un impegno pastorale, ma è una vocazione di amore e di servizio, che coinvolge in modo totalizzante, compresa la sfera affettiva e la cura fraterna delle relazioni personali.
La Trinità si apre sul mondo, in un’estasi d’amore, mossa dal desiderio di unire l’uomo a Dio e di estendere agli uomini il suo stesso modo di esistere: la comunione delle persone.
La scelta di mons. Beschi sottolinea il suo affetto verso la diocesi di Bergamo che è chiamato ad amare, guidare e servire come pastore, testimone del Vangelo, maestro di dottrina e successore degli Apostoli.
Lo stemma di mons. Vegezzi è ‘parlante’, cioè caratterizzato da simboli che rimandano ai suoi nomi di Battesimo, Giuseppe Natale. Infatti nel ‘capo’ dello scudo appare una stella cometa, simbolo palese del Natale, mentre nella campitura sottostante troviamo un ramo di gigli fioriti, il fiore che nell’iconografia della Chiesa accompagna sempre l’immagine di san Giuseppe.