Sommario:
Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù, e con i fratelli di lui.
Lo stemma ecclesiastico unisce alla semplicità grafica e al rispetto delle regole araldiche, un preciso messaggio legato al ministero del suo titolare. In quello di monsignor Merisi è raffigurato un braccio d’argento, vestito con una tunica, che stringe nel pugno tre
spighe di grano d’oro.
Il messaggio rappresentato dallo scudo è dunque programmatico: il vescovo vuole essere fedele servo del Signore dal quale attinge i doni di grazia e, eseguendo il suo mandato, li comunica ai fedeli
Degli obiettivi contenuti nel suo motto si può dire che la ricerca, il culto della verità è stato perseguito soprattutto nei servizi prestati presso i Seminari di Seveso
e di Venegono, dove ha trascorso buona parte della sua vita per 37 anni, i primi 12 anni come studente, poi gli altri 25 come educatore a diversi livelli,
Saremo “perfetti nell’unità”, nella comunione della Chiesa (“Consummati in unum”), se custodiremo il dono dello Spirito santo che ci permette di vivere e di morire come Gesù, amandoci gli uni gli altri come Lui ci ha amato
I quattro fiumi dell’Eden alludono ai quattro Vangeli che irrigano la Chiesa e richiamano i fiumi Po, Secchia, Enza e Crostolo, che idealmente delimitano il territorio diocesano, che in questo contesto geografico è epifania dell’intera Chiesa di Cristo.
Evidentemente non per mia forza e capacità: queste semmai devono servire a “farmi tutto a tutti” (1 Cor. 9,22), compagno di viaggio e di fatiche con chiunque voglia emergere dalla banalità delle soddisfazioni terrene, per ergersi con coraggio alla ricerca delle risposte ai veri quesiti della vita
Mi sembra di vedere in quest’immagine l’esempio tipico di ogni vocazione, ossia la necessità di lasciarsi guidare dalla chiamata e di essere pronti nella risposta, nell’alzarsi e seguirLo
Lo stemma di mons. Carlo Redaelli, Arcivescovo Metropolita di Gorizia, riprende alcuni elementi tradizionali dell’araldica ecclesiastica con una libera interpretazione attenta alla sensibilità attuale.
Le parole del motto: “loquamur dominum jesum” sono tratte da sant’Ambrogio (Expl. Ps. XXXVI). Su questa espressione forte, gagliarda, “Raccontare il Signore Gesù” più che “parlare”, già ha scritto cose significative e belle lo stesso mons. Brambilla.