Sommario:
“La dignità dell’episcopato, come non sopporta il culto della personalità, che fa del vescovo un funzionario, un avventizio, un migratore, un burocrate di passaggio, così non tollera il lamento permanente di chi, compulsivamente, controlla il polso e misura la febbre della comunità
Nel mio ministero episcopale chiedo questo al Signore: che mi aiuti ad essere almeno un pallido riflesso di Lui per accompagnare i fratelli nel loro cammino, scaldare i loro cuori con il dono della sua Parola e nella bellezza della mensa eucaristica far percepire agli occhi della fede la sua presenza di risurrezione e di vita.
Chiamati al sacerdozio ministeriale, alla vita consacrata, alla vita coniugale, all’impegno nel mondo: a tutti è chiesto di rispondere con generosità al Signore, sostenuti dalla sua Parola che ci rasserena: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi».
Ho provato oltre a smarrimento anche consolazione al pensiero che il Signore, attraverso il Santo Padre, mi rivolge di nuovo la sua voce.
«Tutto quello che sono, le mie esperienze passate, la mia povera umanità, le mie risorse sono per voi ed oggi sento che il Signore mi indica il posto che devo occupare da subito: in mezzo, accanto a voi sacerdoti e fedeli, perché questo cammino sia autentico. Accanto perché la prossimità dice vicinanza, amicizia, possibilità e desiderio di ascolto sincero dell’altro»
Le due parole scelte, pur in latino e derivate da un contesto più ampio, si prestano ad una immediata percezione e rivelano a chi legge il volto invisibile della persona: essenziale, concreta, operativa.
Allora Omnia in bonum non è un’esclamazione di impotenza di fronte al male che si presenta come irrimediabile, non è una forma di difesa da parte del nostro
pessimismo ma diventa un grido che ci impegna all’ottimismo, alla speranza, a lottare con tutte le forze perché Dio sa trarre il bene dal male
Il motto episcopale dell’Arcivescovo Crepaldi è tratto dalla Lettera di San Giacomo, laddove l’Apostolo, nel proclamare le caratteristiche della Sapienza
Le parole scelte per il motto episcopale sono prese dal Vangelo di Marco nel racconto dell’incontro tra Gesù e il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, che sedeva lungo la strada a mendicare
Queste parole scelte da don Andrea per il proprio motto episcopale sono tratte da Sant'Agostino laddove lo stesso commenta l'incontro di Gesù con Zaccheo, narrato dall'Evangelista Luca.