Sulle spalle di Dio

Su ali d'aquila

Domenica 09 luglio 2023 • VI dopo Pentecoste (A)


A chi di noi non è mai capitato di salire sulle spalle del papà, del nonno, di un amico, di una amica? E’ una esperienza bella: ci si sente più alti e capaci di vedere cose oltre il nostro naso, oltre le nostre possibilità di visione. E poi ci sentiamo sicuri, protetti, perché confidiamo nella forza di chi ci sta sorreggendo, di chi ci sta facendo vivere questa esperienza.

Anche Mosè, penso, ha vissuto una esperienza così. E l’ha vissuto nel momento più delicato del suo ministero: quello di ristabilire l’alleanza con Dio, dopo il tradimento del popolo. E’ in questa situazione, carica di tensione, paura e preoccupazione, e anche di smarrimento, che Mosè chiede di vedere il volto di Dio, per capire se sta investendo veramente in Qualcuno la sua vita. La risposta di Dio non si fa attendere: il mio volto tu non lo potrai vedere, mi vedrai nel frangente in cui passo davanti a te, coprendoti gli occhi. Perché questa scelta di Dio? Non era più facile far vedere il suo volto? Certo, ma dove starebbe la nostra fede. Quando guardiamo il volto di una persona, viviamo il rischio di saperla subito conoscere, perché viviamo la tentazione di dare giudizi. Dio sottrae il suo volto non per non farsi conoscere, ma perché noi impariamo a vivere con Lui una vera alleanza, cercando veramente di impegnare tutta la nostra vita a seguirlo, a conoscerlo, ma soprattutto a saperci fidare del suo agire.

Ecco chi è il beato, come ci ricorda Gesù nel vangelo che abbiamo oggi ascoltato. Beato è chi non confida in quello che ha, ma sapendo che non ha tutte le forze necessarie a vivere, si affida al Signore fidandosi di coloro che Lui mette accanto. Beato è colui che vive in quella logica dell’amore che non si chiude in sé, ma si apre sempre alla sorpresa che è l’altro, e nell’aprirsi si apre al mistero di Dio.

Alla radice della nostra fede non ci sono dogmi e liturgie da imparare, ma il desiderio vero di aprirsi a quell’Altro che è Dio che si rivela nella vita dell’altro accanto a me. Aprirsi con tutto il cuore vivendo la nell’agire di Dio che corregge sì l’errore dell’uomo, ma non lo riduce ad esso. Il cristiano che ha incontrato il Padre nel volto di Gesù è chiamato Lui stesso ad essere come il Figlio, capace di accompagnare e aiutare a crescere il fratello e la sorella, mai però sostituendosi a Dio, ma aiutandolo a riconoscere la sua presenza viva. E allora le nostre mani, le nostre spalle diventano come le spalle di Dio e le sue mani: capaci di accompagnare, guidare, spalle da giganti che sostengono il fratello perchè anche Lui possa vivere lo stesso desiderio del Padre e del Figlio nello spirito: amare senza misura in verità!
 

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