Mons. Francesco Moraglia
Il motto episcopale “Cum Maria, Matre Jesu” è costituito dal versetto 14 del primo capitolo degli Atti degli Apostoli: “Hic omnes erant perseverantes unanimiter in oratione cum mulieribus et Maria matre Iesu et fratribus eius”; vale a dire: tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù, e con i fratelli di lui.
Questo versetto è una riproposizione letterale della Parola di Dio: è anche, formalmente, Parola di Dio. Infatti queste poche parole rimandano ad un passo scritturistico in cui viene presentata l’icona più vera della Chiesa, ossia, l’evento della Pentecoste in cui la Chiesa si è manifestata al mondo; Maria, la madre di Gesù, è circondata dagli apostoli e dai discepoli, nell’attesa del compimento della promessa del Signore: il dono dello Spirito Santo.
Maria - madre di Gesù e della Chiesa - è titolo strettamente legato al Concilio Ecumenico Vaticano II; infatti San Giovanni XXIII, nella costituzione apostolica d’indizione del Concilio, ne affidava i lavori alla Vergine Maria e faceva riferimento proprio a questo testo degli Atti (Cfr EV I, 23). In seguito il Concilio nella
costituzione dogmatica Lumen gentium, presentava l’intera dottrina sulla Chiesa dedicando, l’intero ottavo capitolo, alla Vergine Maria contemplata nel mistero di Cristo e della Chiesa.
Inoltre, San Paolo VI, nel giorno in cui veniva promulgata la costituzione sulla Chiesa, nel discorso di chiusura del terzo periodo – il 21 novembre 1964 – proclamava Maria “Madre della Chiesa”, vale a dire, madre di tutto il popolo di Dio: dei fedeli e dei pastori, che la chiamano Madre amorosissima (EV I, 306).
Infine, alla luce di quanto detto, rivestono particolare significato le parole di Paolo VI: “Quanto a Noi, come siamo entrati nell’aula conciliare dietro l’invito di Giovanni XXIII, l’11 ottobre 1961, insieme “cum Maria, Matre Iesu”, così al termine della III sessione, usciamo da questo stesso tempio nel nome santissimo e soavissimo di Maria Madre della Chiesa (EV I, 313)”. E’, quindi, a Maria, madre della Chiesa, che il pastore della Chiesa veneziana - sulla scorta della Sacra Scrittura, della Tradizione e del Magistero - affida se stesso e il suo ministero a favore della Chiesa.
Guardando le figure dello stemma, cui è legato il motto, notiamo anzitutto la muraglia, ricordo delle antiche fortificazioni: simboleggia l’animo forte che resiste ai pericoli ed alle avversità della vita, mentre i mattoni che la compongono si riferiscono alle “pietre vive della Chiesa”. La muraglia, inoltre, richiama il cognome del presule.
La porta è simbolo di Cristo, i merli alla guelfa sono simbolo della Chiesa. Il mare rappresenta la clemenza, la generosità e la Grazia di Dio, mentre l’ancora è simbolo di costanza e di fermezza. Nella forma che ha nello stemma richiama la P di Pietro, principe degli apostoli; la stella, dal canto suo, ricorda la mente rivolta a Dio, la finezza d’animo.