Domenica 11 giugno 2023 • II dopo Pentecoste
Io sono il pane vivo disceso dal Cielo. Così Gesù si definisce davanti a coloro che lo ascoltano quel giorno, increduli per queste parole che suonano anche come bestemmia nel cuore dei Giudei. Io sono il pane vivo. Perché Gesù si definisce così?
La risposta la possiamo trovare negli ultimi versetti del vangelo che oggi ascoltiamo. Gesù si definisce pane vivo perché il nutrimento che dona agli uomini è la sua stessa vita, una vita in relazione piena con gli uomini e con il Padre. Gesù è vivo perché tende a custodire nella sua identità di vero uomo e vero Dio il motivo vero della sua missione: custodire la comunione con il Padre e i fratelli, e in Lui la comunione tra il Padre e i fratelli.
Questo è il vero significato del nostro nutrirci di Cristo nell’eucarestia: noi ci nutriamo di un amore che tende a custodire l’unità, che tende a custodire i fratelli e le sorelle, che tende ad avere un pensiero aperto sempre al prossimo, a partire dai fratelli e sorelle non qui presenti per scelta o malattia, fino ad arrivare ai fratelli e sorelle lontani che vivono le ferite che conosciamo del nostro tempo. L’Eucarestia non genera indifferenza, ma genera quella comunione tra noi che deve essere a immagine e somiglianza di quella comunione tra il Padre, il Figlio e lo Spirito. E’ solo nel custodire e nell’avere come fondamento questo amore che tende all’unità, possiamo scoprire non solo l’unità di vero uomo e Dio di Cristo, ma l’unità a cui deve tendere la nostra persona, sempre impacciata e alcune volte indecisa su quale strada deve prendere il nostro cammino.
Un incoraggiamento a questo cammino verso l’unità lo riceviamo dalla prima lettura del Deuteronomio, lettura che ci invita a fare memoria, a ricordare. Nel rileggere la nostra storia possiamo scoprire i segni di grazia e benedizione del nostro cammino e in essi scoprire come quel Dio che io definisco o lo metto lontano dalla mia vita è più vicino di quanto pensassi. Vicino però non con l’invadenza dell’io, ma con il desiderio del noi che valorizza sempre un tu.
Fermiamoci oggi allora davanti all’Eucarestia, riceviamola nelle nostre povere mani, nelle nostre povere storie, custodendo il suo vero significato: senza l’Eucarestia non c’è la comunione, senza la comunione vera non c’è la Chiesa e la comunità. Ecco perché sostiamo ogni domenica, ogni giorno davanti all’Eucarestia: perché ognuno ha bisogno di scoprire e di sentirsi veramente amato non per quello che ha, ma per la vita che è. E in Cristo riscopriamo la bellezza di una vita che può essere veramente viva, perché unita in un tu che tende sempre a generare un noi!