Vos autem amcos dixi

Stemmi Episcopali

Mons. Giuseppe Merisi


Lo stemma ecclesiastico unisce alla semplicità grafica e al rispetto delle regole araldiche, un preciso messaggio legato al ministero del suo titolare. In quello di monsignor Merisi è raffigurato un braccio d’argento, vestito con una tunica, che stringe nel pugno tre spighe di grano d’oro.
Il riferimento iconografico è relativo alla mano del sacerdote che presenta al Padre il “frutto della terra e del lavoro dell’uomo” che, nell’Eucaristia, diviene il Corpo di Cristo. In questo modo il messaggio che lo stemma vuole trasmettere è il sacramento dell’Eucaristia, “centro della vita della Chiesa particolare”, sacramento attraverso il quale il Vescovo “è il dispensatore della grazia del supremo sacerdozio” (LG, 25).
Oltre alla valenza eucaristica, la figura della spiga è anche un esplicito richiamo alla tradizione e alla vocazione agricola della terra lodigiana. I colori argento, oro e rosso, invece, rimandano agli elementi cromatici degli stemmi delle due città nelle quali monsignor Merisi è stato chiamato a svolgere il ministero episcopale: prima Milano (che ha nello stemma una croce rossa in campo argento) e quindi Lodi (con la croce rossa in campo d’oro).
Particolare, poi, la simbologia che si trova nella parte superiore dello scudo: in essa si vedono tre lacrime azzurre in campo argento. Esse sono un omaggio alla personale devozione del Vescovo verso la Madonna delle Lacrime, patrona di Treviglio, venerata nell’omonimo santuario della città natale del Vescovo, nel quale egli ha anche ricevuto l’ordinazione presbiterale.
L’argento (o bianco) e l’azzurro sono poi i tradizionali colori dell’Assunta alla quale è dedicata la Cattedrale di Lodi.
Completa lo stemma il motto latino, frase programmatica alla quale solitamente vuole ispirarsi il ministero episcopale, che monsignor Merisi ha tratto dalle parole che Gesù, nel Vangelo di Giovanni (15,15), rivolge ai suoi discepoli: “vos autem amicos dixi”, ossia: “vi ho chiamato amici”.
A conclusione del suo ministero in terra lodigiana il Vescovo ha tracciato questo bilancio: «Sono molto riconoscente al Signore per il ministero che ho potuto svolgere nella Diocesi di Lodi, al servizio della gente, della fede e della carità. Gli anni a Lodi, ma anche i molti trascorsi al servizio della Diocesi di Milano, suscitano un ricordo grato e, insieme, un incoraggiamento a proseguire la mia vita nella preghiera e nella carità. Penso ai grandi doni che ho potuto ricevere in questi anni: la centralità dell’Eucaristia, il rapporto con i fedeli di due Chiese antiche e radicate nel territorio, la possibilità di tradurre la proposta di fede nella carità e nella solidarietà. Una costante che attraversa e segna ogni differente ruolo che ho svolto è la fraternità. Ho sempre sperimentato sia con i preti e i Vescovi, sia con i laici impegnati nelle associazioni e movimenti, un’accoglienza grande, che ho interpretato con un atteggiamento di paternità episcopale, ma anche con amicizia, tanto che il mio motto recita “Vos autem amicos dixi’’ – Vi ho chiamato amici».
 

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