Mons. Gervasio Gestori
A distanza di tanti anni mons. Gervasio parla volentieri di tutta la sua esperienza personale. A cominciare dall’ordinazione sacerdotale, ricevuta in Duomo dall’allora card. Montini, di cui ricorda il succo dell’omelia: “Vorrei dirvi tante cose, ma voi già sapete tutto perché siete preparati; vi mando come agnelli in mezzo ai lupi di questo mondo, ma vi tengo vicini, non abbiate paura. La gente vi osserverà, tanti sembreranno indifferenti a voi, al vostro messaggio cristiano, ma il nostro mondo ha profondamente bisogno del Signore Gesù”.
Annunciare la verità evangelica attraverso l’esercizio di una carità operosa: questo il mandato ricevuto e, a bilancio, il compito svolto...
“L’anello che porto al dito da vescovo – racconta con piacere – è quello voluto per i padri del concilio ecumenico e distribuito allora a tutti i partecipanti. Io l’ho ricevuto in dono dal suo segretario Mons. Pasquale Macchi il giorno in cui feci l’ingresso a San Benedetto del Tronto: all’interno dell’anello c’è lo stemma di papa Montini e fuori Gesù Redentore e i Santi Pietro e Paolo”.
Degli obiettivi contenuti nel suo motto si può dire che la ricerca, il culto della verità è stato perseguito soprattutto nei servizi prestati presso i Seminari di Seveso e di Venegono, dove ha trascorso buona parte della sua vita per 37 anni, i primi 12 anni come studente, poi gli altri 25 come educatore a diversi livelli, padre spirituale dei ragazzi delle medie, insegnante di storia e filosofia coi liceali, preside e rettore.
Invece la promozione della carità gli ha chiesto un impegno speciale, a tempo pieno, negli anni di collaborazione alla CEI: “Arrivato a Roma mi sono visto incaricato di un impegno nuovo, quello di aiutare i paesi in via di sviluppo coi fondi dell’8×1000 attribuiti alla Conferenza Episcopale Italiana. Mi son sentito impegnato ad andare a visitare i Paesi più poveri del mondo; ho ricordi vivi di quelli dell’America centromeridionale, dell’Africa e dell’Asia.
Da pensionato (ma non disoccupato) rivolge un augurio speciale ai giovani: “Guardate avanti con fiducia: la vostra vita merita di essere vissuta anche se appare non solo impegnativa, ma offuscata da un futuro che non si presenta in maniera chiara. Dentro voi giovani esistono delle possibilità enormi, sempre. Devono svilupparsi e sono come semi che devono crescere e sbocciare.
Non sentitevi mai soli, perché accanto a voi c’è la presenza continua, formidabile, meravigliosa del Signore, che vi vuole bene.
Questo vi permetterà di andare avanti nonostante tutto, nonostante i freni che vi possono venire da un contesto sociale alcune volte negativo, da esempi non belli che vi vengono dati dagli adulti e da quanti vorrebbero rubarvi la speranza e la gioia di vivere, no. La vita merita di essere vissuta sempre, in maniera bella, alla grande, perché è un dono, di mamma, papà e di Dio”.