Mons. Diego Coletti
“Consummati in unum”: questo il motto – ha confidato mons. Coletti – che scelsi anni fa, in occasione dell’ordinazione episcopale. Siano perfetti nell’unità”: un’espressione che indica la cura suprema che tutti dobbiamo avere per la comunione fraterna e la testimonianza di carità che in essa si esprime.
“Tutto questo è stato la mia bussola – è stata la confidenza, carica di ricordi – che mi ha orientato in questi dieci anni vissuti fra di voi, a servizio della Verità e della Gioia del Vangelo, perché l’amore che abbiamo gli uni per gli altri sia espressione del nostro essere cristiani”.
La chiave di interpretazione dello stemma è data dalle tre parole del motto. Esse sono la traduzione latina di una frase di Gesù riportata nel Vangelo di Giovanni, cap.17, vers. 23: Gesù sta pregando il Padre e gli chiede, a proposito dei suoi discepoli: “fa’ che siano perfetti nell’unità [= consummati in unum] affinché il mondo creda…”.
L’evangelista usa la radice della stessa parola “perfetti” in altri due testi: quando dice che Gesù: “avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” [= perfezione]; e quando registra l’ultima parola di Gesù morente sulla croce: “Tutto è compiuto” [=perfetto].
Saremo “perfetti nell’unità”, nella comunione della Chiesa (“Consummati in unum”), se custodiremo il dono dello Spirito santo che ci permette di vivere e di morire come Gesù, amandoci gli uni gli altri come Lui ci ha amato; cioè amando fino alla fine, alla perfezione, alla consumazione, le persone umane con le quali camminiamo nella storia. Come a dire: la prima preoccupazione del Vescovo deve essere quella di favorire e consolidare la comunione fraterna, l’amore reciproco e la collaborazione tra tutti i discepoli di Gesù nella costruzione del Regno di Dio e nella evangelizzazione del mondo.
L’Agnello “ritto come immolato” rappresenta la ‘consummatio’ pasquale. La comunione fraterna tra i cristiani non è l’effetto della buona volontà umana, o la conseguenza di un generico “vogliamoci bene”; ma è il dono che ci viene dall’Agnello pasquale. L’Apocalisse lo presenta come ferito a morte, come immolato, ma ritto sul trono; come tale, l’Agnello è l’unico in grado di aprire i 7 sigilli che chiudono il libro della storia dell’umanità. Lui è il fondamento della comunione.
Le spighe e il pane spezzato: la ‘consummatio’ eucaristica. La comunione fraterna viene poi alimentata dall’Eucaristia. Il Corpo di Cristo spezzato per amore, ci riunisce come il pane fonde in se stesso i chicchi di grano ancora separati nelle spighe. Viene così alimentata la vita della Chiesa: una com-unione “consumata”, sempre in cammino verso la perfezione, alla quale è legata la credibilità dei discepoli del Signore: “vi riconosceranno… dall’amore che avrete gli uni per gli altri”.
Il simbolo trinitario: la ‘consummatio’ nella sua origine divina Il simbolo delle tre stelle indica la fonte divina dell’unità tra diversi “consumata” (perfetta) nell’eterno atto d’amore che è il Dio dei cristiani