Mons. Luigi Testore
A chi gli chiede quali sono le sue prime scelte, dopo la nomina, il vescovo eletto risponde; “Ho scelto «Surgens secutus est Eum» («Si alzò e lo seguì»), cioè la frase che il Vangelo di Marco al capitolo 2,14, dice a proposito della chiamata di Matteo, quando Gesù chiama Levi, il pubblicano, a essere suo apostolo.
Mi ha sempre colpito la decisione di Gesù di scegliere uno qualunque, anzi, qualcuno che non era neanche, forse, molto stimato.
Levi, immediatamente, pur stupito di questa richiesta, si alza (dal tavolo di gabelliere) e segue il Signore.
Mi sembra di vedere in quest’immagine l’esempio tipico di ogni vocazione, ossia la necessità di lasciarsi guidare dalla chiamata e di essere pronti nella risposta, nell’alzarsi e seguirLo”.
La “Vocazione di San Matteo” reinterpreta da Caravaggio per la Cappella Contarelli della chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma è stata scelta come soggetto per l’immaginetta realizzata in occasione e a ricordo dell’ordinazione episcopale.
Quanto allo stemma – fa notare l’ideatore - i fili della trama e dell’ordinto evocano l’etimologia del cognome di Mons. Testore, dal latino “Textor -oris”, derivazione di “texĕre” ‘tessere, intrecciare’. Nel messaggio scritto alla sua nuova diocesi, Mons. Luigi Testore confida: «Il mio compito di vescovo sarà essenzialmente quello di testimoniare la presenza di Gesù Risorto.
Vorrei per questo che sentissero la mia vicinanza tutti coloro che partecipano di questa fede, ma anche chi vive con più fatica il proprio cammino cristiano, anche chi pensa di non essere credente, ma ha sicuramente in cuore la grade aspirazione di dare significato profondo alla propria esistenza.
Mettendo insieme le energie di tutti, cercheremo di essere una comunità gioiosa e serena, desiderosa di porsi in ascolto della Parola di Dio, di lasciarsi condurre dalla forza dello Spirito, capace di aiutare le nuove generazioni a scoprire la bellezza della vita cristiana e pronta a mettersi anche a servizio della società civile».
L’Arcivescovo di Milano, concludendo i riti di ordinazione, ha detto di mons. Testore: “Con la sua sobrietà e laboriosità, con la sua sincerità e discrezione continuerà ad annunciare che la nostra vita di fede non sopporta la religione delle chiacchiere e degli orpelli, delle paure e della mondanità”. La conferma viene da una delle sue prime omelie: “Il nostro compito è di costruire insieme la comunità dei cristiani
in questo luogo, di scoprire la parola del Vangelo che trasforma e che salva, e annunciare più con la vita che con le parole l’amore di Dio per tutti”.
La Diocesi di Acqui è tra le più antiche d’Italia – attestata già al IV secolo – e conta oggi poco più di 156 mila abitanti in 115 parrocchie in un territorio per il 70% appartenente al Piemonte, ma diffuso su cinque provincie (Alessandria, Asti, Cuneo, Savona, Genova)