Loquamur Dominum Jesus

Stemmi Episcopali

Mons. Franco Giulio Brambilla


L’oro, metallo più nobile, è il simbolo della virtù della Fede; infatti è solo grazie alla Fede che ci apriamo al messaggio della Parola di Dio, qui rappresentata dal Libro delle Sacre Scritture, con le lettere greche alfa e omega, a significare, secondo il capitolo primo dell’Apocalisse, che il Signore Gesù è il Principio e la Fine di tutto.
L’azzurro simboleggia il distacco interiore dalle cose mondane e la ricerca sincera delle cose di lassù.
La rosa ricorda l’antichissima tradizione della miracolosa fioritura invernale di rose nel giardino di Gaudenzio durante la visita del vescovo Ambrogio. Il lupo si riferise alla tradizione del feroce lupo di Gubbio ammansito da S.Francesco, di cui il vescovo porta il nome. Il verde è un colore che richiama la terra d’origine del Vescovo, la Brianza. La croce astile a due bracci traversi ricorda il privilegio, concesso
dopo il 1823 da Leone XII ai vescovi di Novara, di insignirsi della croce che in realtà spetta solo agli arcivescovi, con cinque pietre rosse, simbolo delle cinque piaghe gloriose di Cristo.
Le parole del motto: “loquamur dominum jesum” sono tratte da sant’Ambrogio (Expl. Ps. XXXVI). Su questa espressione forte, gagliarda, “Raccontare il Signore Gesù” più che “parlare”, già ha scritto cose significative e belle lo stesso mons. Brambilla.
Nella lettera di presentazione alla diocesi così scriveva: “Ho preso il mio motto episcopale da S. Ambrogio, il Vescovo che volle, tra Vercelli e Milano, una Chiesa insediata nel territorio novarese, così proclama nel Commento a 12 salmi: «Il Signore Gesù è la sapienza, è lui la parola di Dio. Sta scritto: Apri la tua bocca alla parola di Dio! È lui il respiro dell’uomo, che fa eco ai suoi discorsi e medita sulle sue parole. Lui sia sempre il nostro racconto!». Anch’io vengo con la cosa più preziosa della mia vita: vi racconterò il Signore Gesù, perché Lui è il racconto di Dio che fa respirare l’uomo. Anzi ci dona il suo Spirito perché diventiamo uomini e donne capaci di contagiare con la nostra fede. Egli dà fiducia e speranza alla nostra vita”.
La rosa è stata voluta dal Vescovo come omaggio alla sua nuova Chiesa e alla secolare tradizione dei fiori, senza dimenticare che è anche simbolo mariano (“Rosa Mistica”) e richiara ai novaresi tante e veneratissime immagini della Vergine (i tre fiori della Madonna di Re). Il “lupo rapace” è immagine carica di significato. San Francesco non ebbe paura del feroce lupo di Gubbio, nè lo affrontò con violenza:
lo accarezzò, lo rese mansueto. Il desiderio di andare verso chiunque, con apertura e senza timore di alcuna diversità, sembra una delle istanze profonde del vescovo Franco Giulio.
Infine un colore “del cuore”: il verde della sua Brianza. Avere radici profonde è sentimento forte, anche per chi, come il vescovo, è chiamato a lasciare tutto per una nuova vita, quella di 125° vescovo della Chiesa novarese, cui lo legherà un vincolo quasi sponsale di amore e di fedeltà.
 

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