05 marzo 2023 - II domenica di Quaresima

Omelie festive

Giovanni 4,5-42


1. Un incontro-scontro fruttuoso

Quel giorno al pozzo di Sicar, se fosse stato per la samaritana,
l’incontro si sarebbe dovuto chiudere alle prime battute, con un nulla di fatto.
Spesso anche i nostri incontri con Gesù si concludono con un nulla o quasi nulla di fatto.
E invece quel giorno al pozzo di Sicar l’incontro si concluse con un esito molto positivo:
positivo per Gesù, che riuscì a guadagnarsi il consenso entusiasta della sua interlocutrice riottosa
e molto positivo anche per la samaritana, che da persona, che evitava la gente
ed era evitata dalla gente, divenne persona ascoltata e seguita dalla gente.
L' esito positivo dipende solo nel modo con cui Gesù vive i suoi incontri.
Lui si lascia comandare da una sola cosa: la volontà del Padre suo:
“Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera”.
L’opera, che il Padre ha consegnato a Gesù, è questa: donare l’acqua viva, che zampilla
per la vita eterna, donare cioè lo Spirito Santo, che è l’Amore potente, che riceve dal Padre.

2. Obiezioni... che non tengono

Quel giorno la samaritana aveva grosse ragioni per ritenere che non era possibile l’incontro:
“Tu sei uomo e io sono donna: ci sono della distanze da rispettare; tu sei giudeo e io samaritana:
ci sono delle differenze religiose profonde, che ci dividono e ci contrappongono”.
Questi impedimenti contavano molto per la samaritana, ma non per Gesù,
perché per Lui contava molto di più la volontà del Padre.
Oggi forse anche noi abbiamo ragioni per mettere in discussione l’incontro con Gesù:
“Che cose terribili vediamo accadere nel mondo e tu, Gesù, dove sei? E tu che cosa fai?
Perché mai ci deve interessare incontrarci con Te?”
Queste considerazioni contano molto per noi, ma non per Gesù,
perché Lui tiene conto prima di tutto e soprattutto della volontà del Padre suo
e quindi dello Spirito Santo, che deve donarci.
Quel giorno a quel pozzo Gesù sapeva bene di avere di fronte una donna dalla vita morale
tutt’altro che ineccepibile: “Hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito”.
Questa cosa era per la gente di Sicar ragione più che sufficiente per evitare questa donna,
ma non lo era per Gesù, perché per Gesù contava molto di più donare lo Spirito Santo.
Oggi forse anche noi siamo qui all’incontro con Gesù persuasi che non è possibile
che Lui ci tenga ad incontrarsi con noi, perché sa benissimo che peccatori siamo:
sì è vero, lo sa benissimo, eppure ci tiene ad incontrarci, perché glielo chiede il Padre.

3. Gesù “ci tiene” a ciascuno

Chiediamoci a questo punto: “A quale consapevolezza arriva la samaritana incontrando Gesù? “.
Proprio in questo Gesù ha trovato uno che ci tiene davvero a lei:
“L'ho trattato malamente, sa tutto di me, eppure ha fatto di tutto per incontrare me”.
Ciascuno di noi può dire la stessa cosa: “Gesù ci tiene a me”.
E chiediamoci anche: “A quale consapevolezza giunse Gesù, dopo l’incontro con la Samaritana?”.
“Questa donna, quando è venuta qui, non voleva saperne di me: aveva in mente solo l’acqua,
che doveva attingere al pozzo per dissetare se stessa e quelli di casa sua. Adesso se ne è andata
dimenticando la sua anfora e avendo in mente solo me. Sono diventato uno che conta per lei.
Prima aveva vergogna e paura degli altri. Adesso è corsa ad incontrare gli altri e parlare loro di me.
Ormai per me non ha più paura di metterci la faccia”.
Anche per Gesù quello fu un gran bell'incontro con quella donna.
Facciamo in modo che Lui possa dire anche di noi dopo questo incontro:
“Guarda, conto sempre più per loro;
per me sono disposti a darsi da fare con gli altri!”.
 

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