Matteo 4,1-11
1. Il modo di vedere del diavolo
“Se tu sei Figlio di Dio”… Per ben due volte Gesù è chiamato dal diavolo a fare i conti
con la sua identità di Figlio di Dio, che il Padre aveva proclamato solennemente
in occasione del battesimo: “Questi è il Figlio mio l’amato” (Mt 3, 17).
Anche noi in questo inizio di Quaresima dobbiamo fare i conti con la nostra identità di figli di Dio.
Siamo posti di fronte a due modi, molto diversi, di intendere e di vivere questa identità:
il modo del diavolo e il modo di Gesù.
Il diavolo non ci spinge a mettere da parte la nostra identità di figli di Dio, dichiarandoci:
“Guarda che è una frottola, perché non c’è nessun Dio”. Lui conta di ottenere risultati ottimi
a suo favore proprio sul terreno della nostra religiosità, del nostro rapporto con Dio.
Siamo, quindi, dei grandi ingenui, se riteniamo che per essere dei buoni figli di Dio,
ci basta avere un qualche senso di Dio, qualche accenno a Dio, qualche segno religioso.
Sappiamo bene che la storia è piena di crimini perpetrati da figli di Dio in nome di Dio!...
2. La tentazione dell'onnipotenza
“Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane»”.
Gesù è alle prese con un bisogno primordiale: la fame. Uno, che è Figlio di Dio,
come fa a fronteggiare i grandi bisogni, le grandi necessità, che gli vengono poste dalla vita?
Il diavolo propone un ragionamento di questo tipo:
“Non devi rivolgerti a Dio tuo Padre, aspettandoti un suo intervento.
Visto che sei figlio di Dio, ragiona e agisci da onnipotente.
Per te, che sei figlio di Dio, non ci sono limiti, che ti possano bloccare.
A te, che sei figlio di Dio, tutto è possibile per soddisfare i tuoi bisogni.
Tu puoi fare sì che dei sassi diventino pane!”.
Questa logica diabolica trova molto consenso e seguito: spesso in nome di questa presunta, delirante
onnipotenza, noi uomini non ci diamo limiti nell’uso di questo mondo e delle sue risorse:
riteniamo che non abbiamo limiti morali, a cui dobbiamo sottostare,
riteniamo che non ci sono limiti di natura, di fronte ai quali dobbiamo arrestarci:
noi possiamo e dobbiamo spingerci oltre l’umanamente possibile.
Ma quando l’uomo si protende per andare oltre all'umanamente possibile, che cosa trova oltre?
Trova l’assurdo, trova il caos, trova la distruzione e la morte.
3. La proposta di Gesù
Gesù si rifiuta di aderire a questa interpretazione diabolica della sua identità di Figlio di Dio.
A lui basta sapere che Dio suo Padre, è il Signore del cielo e della terra: un figlio di Dio,
che crede fermamente in questo, vive i bisogni, i limiti, i problemi della sua vita,
rivolgendosi a Dio suo Padre: ma non per aspettarsi che suo Padre usi la sua onnipotenza
per risolvergli i suoi problemi; ecco, invece, quel che Gesù si aspetta:
“Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”.
Dall’onnipotenza del Padre ci si deve aspettare prima di tutto
che ci parli e ci insegni con la sua sapienza piena di amore
come dobbiamo affrontare la vita con i suoi bisogni e i suoi problemi.
Facciamoci allora alcune domande.
Siamo dei figli di Dio, che vivono il proprio limite da figli piccoli, che chiedono al loro Dio Papà
per avere da Lui quel cibo, che è la sua Parola?
Come figli di Dio riconosciamo che la Parola di Dio
è il primo ed essenziale nutrimento della nostra vita,
perché attraverso la sua Parola Dio Padre ci trasmette la stessa Sapienza
e la stessa forza, con la quale ha dato vita a tutto ciò che esiste.