Mons. Gianmarco Busca
Il Cielo azzurro con tre stelle d’oro è il Regno di Dio che è l’eterna comunione della Trinità. La stella superiore indica il Padre che è all’origine del Figlio, e dello Spirito che è il legame unitivo di entrambi. Le stelle sono unite dai raggi per rappresentare la comunione delle tre Persone divine che si compenetrano l’una l’altra.
La relazione tra loro in un amore indissolubile realizza l’unità della vita divina. La Trinità si apre sul mondo, in un’estasi d’amore, mossa dal desiderio di unire l’uomo a Dio e di estendere agli uomini il suo stesso modo di esistere: la comunione delle persone. Dal Padre proviene al mondo la vita che Egli ha riposto nel suo Figlio.
L’umanità è chiamata ad accogliere in sé l’immagine del Figlio e a estendere la presenza di Cristo in tutti i cuori, in modo che Cristo sia tutto in tutti e si compia il Regno di Dio (1Cor 15,28).
Le due onde rappresentano la divino-umanità di Cristo e la sua immersione pasquale nella nostra umanità peccatrice, profetizzata nel battesimo al Giordano.
Nell’acqua, Gesù, ha assunto la veste corrotta del primo Adamo e ha lasciato la veste della sua figliolanza divina affinché i peccatori deponessero la disobbedienza del primo uomo per rivestirsi di Cristo, l’Uomo nuovo e perfetto. Le onde richiamano anche il fonte battesimale che è la nostra porta di accesso al Regno dei cieli.
L’albero rovesciato è immagine della Chiesa che affonda le sue radici nel Regno e svolge la sua missione di misericordia includendo nel suo seno i peccatori, per rigenerarli come figli adottivi. La Chiesa è nel mondo, ma non attinge la sua vita dal mondo: è nel mondo il germe e l’inizio del Regno dei cieli, è il “sacramento” che manifesta sulla terra la novità di vita inaugurata con la risurrezione di Cristo.
La Chiesa ha le sue radici nel futuro del Regno, dove tutto è già compiuto, e i suoi rami nel presente: infatti, il resto del tronco e del fogliame dell’albero si sviluppa inferiormente, verso il mondo, dove la Chiesa si protende nella missione di annunciare il Regno sino agli estremi confini della terra.
Il frutto del melograno (antico simbolo eucaristico) ricorda che il frutto maturato sull’albero della Chiesa è la Vita di comunione.
Nell’Eucaristia diventiamo ciò che siamo: il Corpo di Cristo. Il melograno è aperto verso l’alto, recettivo della comunione trinitaria, e spaccato verso l’interno perché sia visibile la molteplicità
dei chicchi contenuti nell’unico frutto. è immagine della Chiesa come unità delle alterità personali: tutti siamo membri del corpo, ma ciascuno contribuisce alla crescita del corpo con le caratteristiche originali del carisma ricevuto dallo Spirito.
La civetta: coi suoi grandi occhi, che nella notte scrutano tra le tenebre, raffigura la vocazione del monaco col carisma del discernimento per interpretare i segni della presenza del Regno anche nella notte del mondo. I credenti sono dei visionari che nella liturgia acquisiscono l’occhio spirituale per vivere secondo l’immagine vera dell’umanità e della Chiesa così come sono nella visione di Dio. Il vescovo guida con sapienza la sua Chiesa richiamandole anzitutto la direzione del Regno