Domenica 12 febbraio 2023 - Penultima dopo l'Epifania (A)
Che cosa sta scrivendo Gesù sul terreno? La domanda che ci poniamo è lecita. Di fronte a un contesto che vuole giudicare una donna per i suoi errori, i suoi sbagli Gesù sembra come non lasciarsi toccare da quello che sta succedendo. Anzi sembra prendere tempo, come se quello spazio di silenzio fosse un ulteriore insegnamento che sta dando nel tempio. E poi ecco, tra le varie accuse e le richieste di condanna, l’esclamazione di Gesù: chi di voi è senza peccato scagli per primo la pietra contro di lei. E uno a uno gli accusatori se ne vanno, tranne uno: il peccato che ha commesso quella donna, il suo errore che l’accusa ancora davanti a sè stessa. E nel silenzio dell’assenza di chi protesta Gesù la perdona e la invita a non peccare più.
La Parola di questa domenica della divina clemenza ci apre al tempo della Quaresima facendoci fermare sul perdono di Dio. Dio perdona, ma rischiamo molte volte di vivere l’atteggiamento di chi, sapendo che Dio perdona, continuiamo a rimanere nel nostro errore.
La Parola invece ci esorta a guardare con più profondità la portata dei nostri errori e dei nostri peccati. In particolare ce lo richiama l’esperienza difficile della morte. Quando viviamo un lutto ci sembra crollare il mondo, ma quella esperienza è l’ultimo atto di una serie di esperienze dove abbiamo perso un istante prezioso di vita, di felicità autentica, di quella gioia che dice in verità chi sono io. Il peccato è perdere quell’originale istante della tua vita che non si potrà mai più replicare. Ecco perchè Dio richiama il popolo con severità, ecco perchè Gesù all’inizio lascia fare ai farisei: perchè comunque la donna comprenda che quello che ha fatto gli ha fatto perdere il gusto della sua stessa vita.
La Parola ci invita quindi in questa domenica a comprendere sempre di più l’orizzonte della Pasqua come l’orizzonte di una risurrezione che non è solo di Gesù, ma è anzitutto la nostra. Risorgere dal quel modo di sciupare la mia vita, risorgere però anche da quel modo di giudicare della Legge che alla fine imprigiona la nostra vita. L’amore di Dio è l’amore che educa il cuore dell’uomo a essere non un cuore che vive di inerzia e di banalità, ma un cuore che vive della vita vera, della vita che valorizza il dono unico che tu sei. E quando saprai che stai vivendo la tua vita in pienezza, allora potrai esultare di gioia come quella donna, potrai cantare quelle parole del profeta Baruc che sa riconoscere il volto di DIo. Il volto di Dio lo conosciamo e lo possiamo veramente accogliere, solo se accogliamo il dono unico che siamo e lo accogliamo nel vivere la pienezza e la verità dell’amore.
La domenica della Divina Clemenza diventa quindi per noi l’invito a uscire dalla sterilità dei nostri peccati e rigidità, per abbracciare invece l’originalità della Pasqua, il profumo della risurrezione: il profumo che è in noi, il profumo di una vita pienamente vissuta nei suoi autentici dono.