Giovanni 8,1-11
1. Un silenzio eloquente con gli avversari
Ci stiamo avvicinando alla Quaresima e la liturgia ambrosiana ci prepara con due domeniche speciali,
nelle quali Gesù vuole manifestare come Dio non è un giustiziere,
ma di fronte al peccato chiede la conversione del cuore e il ravvedimento.
Gesù davanti agli scribi e ai farisei, che gli conducono una donna peccatrice, sceglie di stare in silenzio
e scrive per terra con un dito.
Li ignora: la loro richiesta non è sincera, è puramente provocatoria.
Poi risponde alle insistenze: anche qui, a modo suo: coinvolge responsabilmente gli accusatori.
Gesù in ogni caso non elude la richiesta. Tace per dare a ciascuno tempo di scendere
nella profondità della propria coscienza. Non giudica come noi, ma col cuore di Dio.
Gesù non vuole la lapidazione della donna, secondo la legge e né minimizza il suo peccato,
ma la rende cosciente del male fatto e della possibilità di riprendere una vita di affetti equilibrata.
Nello stesso tempo Gesù, di fronte a coloro chi voleva cogliere in fallo sposta l’attenzione su chi
era pronto alla lapidazione, chiedendo che questa fosse effettuata da chi non aveva mai peccato:
“Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”. “Se ne andarono uno ad uno”.
2. Un invito chiaro a chi ha sbagliato
Qui ci troviamo con due soli personaggi: la misera e la misericordia (S. Agostino): Vangelo scandaloso
per ogni mentalità legalistica, non per gli umili di cuore. Gesù non abolisce la legge.
Infatti, invita la donna a non peccare più, perché il male fa male a chi lo compie e ricade sugli altri.
La grandezza del Signore sta nella capacità di entrare nel cuore degli uomini, senza giudicarli,
bensì facendoli pensare muovendo dentro di loro le coscienze, spesso annebbiate dal perbenismo
e dal giustizialismo ideologico, che arriva persino a invocare la pena di morte,
senza considerare la possibilità della conversione e della redenzione,
di cui ognuno di noi, invece, ha bisogno di ricercare.
Senza arrivare a casi eclatanti, il Vangelo ci chiede di fare crescere dentro di noi la misericordia
nei confronti di tutti, non rinunciando mai ad offrire possibilità di ravvedimento,
tanto auspicata da Gesù e prima ancora nell’Antico Testamento, da Dio verso il suo popolo.
3. La lezione (e la grazia) per noi
Non c’è nessuna confusione tra bene e male. L’adulterio della donna (e dell’uomo) è male e resta male,
anche al presente, dove sembra così sdoganato. D’altra parte, Gesù ha a cuore il destino di ognuno.
Il suo desiderio è che ogni creatura ritorni ad essere immagine del Creatore,
che ognuno di noi realizzi la grande vocazione all’amore che, sola, fa vivere.
Per questa ragione perdona la donna e la libera dalla condanna. Potrà tornare a casa avendo un’altra
chance. Quella chance che gli ipocriti non vogliono concedere, ma che Dio offre generosamente.
Chi di noi, guardando in profondità a se stesso e riconoscendosi peccatore,
oltre a lasciar cadere la pietra assassina, non vorrebbe essere al posto della misera perdonata?
La conclusione di questo celebre e meraviglioso passo è che il comportamento di Gesù
libera dalla morte la donna che doveva essere lapidata,
ma la libera pure dal male che uccide la vita. La donna torna viva due volte.
Così è anche per noi davanti allo sguardo misericordioso di Gesù.
Mentre si avvicina la Quaresima è importante preparare il nostro cuore ad accogliere gli inviti,
che ci vengono dalla Parola di Dio alla conversione e a pregare,
affinché in noi e attraverso di noi, emerga maggiore benevolenza e comprensione verso tutti,
abbassando i toni forti di giudizio e di condanna, che si elevano in ambiente
familiare, sociale, politico e non di meno, qualche volta, anche in quello ecclesiale