Domenica 01 gennaio 2023 - Ottava del Natale nella Circoncisione del Signore
Noi ti lodiamo Dio, ti proclamiamo Signore. Vieni Spirito Creatore. Così canteremo a conclusione e all’inizio di un nuovo anno. Ma di fronte a queste parole, sorge spontanea una domanda: per che cosa dobbiamo lodare il Signore? Dove nella nostra vita personale, nella vita della comunità e del mondo lo abbiamo riconosciuto? In quali aspetti delle nostre esistenze e del nostro cammino di Chiesa dobbiamo invocare lo Spirito?
Se ci fermassimo alle notizie quotidiane, rischieremmo solo di fare osservazioni negative, come sempre. Se ci fermassimo solamente al nostro io e alla nostra autoreferenzialità, rischieremmo come sempre di lamentarci.
La Parola che abbiamo da poco spezzato, invece, ci invita a riappropriarci di alcuni atteggiamenti di preghiera per vivere il passaggio al nuovo anno. E il centro di questi atteggiamenti è Colui che per obbedienza, cioè nel suo grande desiderio di ascoltare il Padre e l’uomo, la sua storia segnata dal bene e dal male, si è fatto uomo come noi, addossandosi tutta la nostra umanità, comprese le sofferenze del male: Cristo Gesù. Noi guardiamo a Cristo non perchè è Dio o perchè è il Figlio di Dio, ma perchè la salvezza che continua a donarci ce l’ha donata nella bellezza straordinaria della nostra umanità! Ed è per questo che Dio lo ha esaltato, che Dio gli ha dato un nome al di sopra di ogni altro nome: perchè Lui è rimasto sempre con un cuore aperto all’ascolto. Un cuore aperto all’ascolto è un cuore che desidera sempre costruire amicizia e fraternità, è un cuore che mai si chiude nella cecità dell’individualismo e dell’autoreferenzialità. E’ un cuore che riceve, ma soprattutto che dona vita!
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Non è un caso che quindi il nostro cammino di Chiesa ha voluto fermarsi sulla preghiera in questo anno pastorale. Ci stiamo fermando non perchè non abbiamo più qualcosa da dire, non perchè siamo una minoranza, ma perchè è nel sostare con Gesù, nel fermarsi come il discepolo amato nella notte dell’ultima cena ad ascoltare i battiti del suo cuore, il respiro della sua vita, di quella vita che Gesù portava dentro mentre parlava con i suoi, noi in lui la possiamo oggi donare e vivere tra noi per continuare a compiere la pienezza dell’umano. Come Chiesa siamo chiamati a riscoprire questa pienezza, questa bellezza del nostro essere umani per poter dire parole sapienti, per poter affermare il valore alto e imprescindibile della vita. E per fare tutto ciò è necessario custodire la fraternità, custodire l’amicizia, perchè nel nostro modo di essere cristiani si senta, si assapori la speranza del Vangelo!
Maria custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori, alla vista del bambino, glorificavano e lodavano Dio. La meditazione silenziosa, il custodire il silenzio prima e dopo un momento di preghiera, come quello che stiamo vivendo, serve per entrare e uscire nel mistero, per riconnettere la nostra vita con quella linfa vitale che è l’amore di Cristo e in Lui l’amore del Padre. Ed è in questo cerchio di amore e di comunione che si fonda la nostra fraternità, la nostra amicizia, il nostro camminare insieme. Nell’amore di Dio noi riscopriamo la bellezza di un cammino che non può essere solitario, ma che si è generato e potrà essere vivo e fecondo sempre e soltanto nel camminare insieme!
Ed è in questo amore che noi riceviamo la benedizione di Dio, il nome che dice quanto bene c’è in ognuno di noi. E noi quante volte facciamo fatica a riconoscere questo bene, quante volte vediamo solo la negatività, quante volte il nostro agire è fatto di trame sotterranee, di voci che dividono e feriscono, invece che unire. Ecco perchè è necessario tornare davanti al Bambino di Betlemme in questo tempo, ecco perchè ci dobbiamo lasciarci sconvolgere dal sangue che viene versato nel rito della sua circoncisione: in quel sangue c’è già il suo donarsi per amore, il suo credere nelle vere potenzialità dell’uomo, nella capacità dell’uomo di essere un uomo della speranza!
La speranza, ricordava l’arcivescovo Mario, si fonda sulla capacità di avere un vero desiderio di vita fecondo, di avere una capacità di solidarietà, di comunione, una capacità di dire le motivazioni per cui noi crediamo. Questo fonda la nostra fede, la nostra testimonianza. Ed è per questo che a maggior ragione chi occupa un servizio nella Chiesa e nella comunità si deve domandare se il suo modo di vivere questo servizio è una autentica testimonianza, o sta diventando solamente un ruolo sterile e arido, non capace di educare, cioè di condurre a quel bello, che non sono le nostre persone, ma Cristo, l’unico vero centro, l’incontro decisivo che deve cambiare la vita!
A conclusione di un anno, a inizio di uno nuovo quindi rendo lode al Signore per quelle persone che sono una autentica testimonianza. Rendiamo lode a Lui per i fratelli e le sorelle che hanno vissuto in questo anno un cambiamento della loro destinazione ecclesiale. Rendiamo lode a lui per le testimonianze piccole e silenziose che continuano a cambiare il cuore e che aiutano a fare passi di conversione. Rendiamo lode a Lui per quelle persone che iniettano ogni giorno la medicina positiva della fraternità, unica via di pace e vero e autentico rimedio per una nuova e più vera ripartenza delle nostre comunità, dopo il tempo difficile della pandemia e di fronte ancora alle pesanti notizie delle guerre mondiali e dell’incertezza del tempo presente.
Nessuno in questo tempo deve sentirsi inadeguato, nessuno deve dire che nel tempo difficile che abbiamo passato poteva fare di più. Tutti ci siamo trovati dentro un cataclisma che ha sconvolto le nostre vite e anche la vita ecclesiale, dando una accelerata negativa, in particolare vedendo un grave calo delle vocazioni alla vita familiare e consacrata, ma anche alla vita nascente, sfiduciata quest’ultima dalla grave situazione economica, ma anche da ideologie false ed egoistiche che per difendere l’ambiente incitano a una diminuzione della natalità. Ecco perchè è necessario tornare davanti a Cristo, davanti al Dio bambino: per riscoprire la bellezza della amicizia vera, per riscoprire la bellezza di una umanità che al posto della distruzione favorisca una costruzione solidale e capace di una autentica fraternità, capace di dare spazio alla Vita vera, che è sempre apertura, mai chiusura, al prossimo e a Dio.
Le forze ci sono, le idee non mancano nel nostro piccolo, ci vuole solo il desiderio per le nostre comunità di una autentica rinascita del cuore e della vita, verso i nuovi sentieri che la Chiesa, in ascolto della storia, è chiamata a porre e a vivere!
Ed è in questo desiderio di vita feconda, di vita vera, di vita che desidera solo donare vita nell’Amore e con i sentimenti di Cristo Gesù, che vi auguro di cuore un buon anno del Signore, per un anno di grazia, di benedizione, ma soprattutto per un anno di pace, di speranza e di autentica e vera fraternità!