Card. Renato Corti
John Henry Newman, un anno prima della morte, nel 1879, creato cardinale da Leone XIII, scelse come motto per il suo stemma l’espressione, di sapore agostiniano, ‘Cor ad cor loquitur’, riassuntiva della profondità del suo percorso di ricerca intellettuale e spirituale.
Non fa meraviglia che un uomo dalla spiccata sensibilità e maturità spirituale come don Renato Corti – prima padre spirituale, poi rettore in Seminario, vicario generale di Milano e infine vescovo di Novara – abbia scelto questa frase (intuizione di S.Francesco di Sales) come indicazione di contenuti e di metodo della sua azione pastorale.
A chi lo interrogava alla vigilia dell’imposizione della berretta cardinalizia, il neo-eletto ha dichiarato: “Mi accompagna il motto episcopale di J.H.Newman, che ho scelto anche per me. So che si tratta di un proposito, non di una realtà acquisita. Tale stile è da decidere all’aurora di ogni giorno. Mi accompagna pure un testo che si trova nelle catacombe con riferimento all’ingresso di Gesù a Gerusalemme: “Asinus portans mysteria”. L’ho adottato come lettura sostanziale del ministero episcopale durante la visita pastorale in diocesi di Novara. Quelle parole, molto forti nella loro semplicità, dicono che il più grande onore è quello di essere l’asinello che porta Gesù nella città, nel mondo intero. È ciò che segretamente mi ispira».
Chi ha lavorato con lui insieme col Card. Martini confida: “La sua spiritualità si nutre della Parola di Dio, ma anche dei uomini e donne del nostro tempo, come Madeleine Delbrêl o Charles de Foucauld. Ci ha fatto innamorare di Newman.
La sua è una spiritualità molto personale, che però appariva e traspariva quando parlava soprattutto ai sacerdoti. È rispettoso di tutti, capace di ascolto, don Renato: parla poco, ma quando lo fa non dice cose banali, così come è misurato e profondo”.
Tra i fedeli di Novara chi ha avuto modo di conoscerlo di persona conferma questo giudizio: “Mi colpì subito la grande dolcezza ed il carisma spirituale che quell’uomo emanava. Alto, magrissimo, con un sorriso soave, discorremmo del più e del meno e lui, per tutto il tempo, mantenne un atteggiamento semplice e colloquiale che mi misero a mio agio e mitigarono la mia enorme emozione.
Al termine dell’incontro si sedette al pianoforte e suonò un brano che al mio cuore risultò estatico ed in assoluta comunione con il Creato”.
Anche le poche parole del suo motto “cor ad cor loquitur” dunque bastano a ricordare all’uomo di oggi la bellezza e la grandezza del Cristianesimo in ogni tempo: un Dio che si è fatto persona e che in Gesù Cristo comunica “cuore a cuore” personalmente con gli uomini fino alla fine dei tempi, rimanendo sempre accanto a
loro.
E questa “corrispondenza amorosa” continua, nell’ambito della Chiesa, corpo mistico di Cristo, tra tutti gli uomini che, uniti nella fede, sono legati gli uni agli altri proprio “ cor ad cor”.