Parole col cuore
Il Risorto chiedendo di mettere le dita nel suo cuore ci insegna a mettere il cuore nelle dita: è la 'domenica della Divina Misericordia', che spesso si identifica con “perdono”. La parola deriva da 'miseria-cuor-dare' = metterci cuore, specie dove manca.
Se è così, misericordia non è sOpportare ma sUpportare. È molto più intrigante, responsabilizzante, coinvolgente.
Supportare è su-portare come tirare-su ciò che è a terra rotto, indebolito, rovinato, guasto, malato. Mettere il cuore nelle dita è ri-plasmare, ri-alzare, ri-costruire, far ri-sorgere, dare vita nuova, ri-trovare il gusto, consegnare una nuova possibilità, tendere la mano. È il contrario di puntare il dito per giudicare o per correggere: questo è schiacciare con prepotenza, è buttare giù umiliando.
Supportare è poi su-portare come tenere-su. Ciò che viene rialzato o rivitalizzato poi va sostenuto, va curato perché mantenga il suo equilibrio, va irrobustito perché cresca in stabilità, va nutrito di premura perché si rafforzi e consolidi. Mettere il cuore nelle dita è scegliere la forza della tenerezza.
All’inizio della Messa si è tornati all’antico “Kyrie eleison”: non è solo un chiedere “scusa” perché ho sbagliato, ma “eleison” significa in greco “scegliere, eleggere”, cioè è dire a Dio “prendimi così come sono e sostienimi!”.
Noi vogliamo sempre gli altri diversi: esigiamo cambiamenti che corrispondano alle nostre attese o pretese egoistiche. Il Signore invece ci vuole proprio così come siamo nell’equilibrio tra punti di forza e aspetti di mancanza.
Supportare è infine su-portare come spingere-su cioè alzare il livello e allargare la prospettiva.
Mettere il cuore nelle dita è scegliere una qualità alta come criterio che mette in questione i propri giudizi e come metro di misura del proprio relazionarsi con gli altri. È “passare sopra” alle cose, evitando visioni ristrette. La misericordia non è un modo da usare verso gli altri, ma è uno stile con cui plasmare se stessi.
La porta della mente e dei sentimenti come quella del cenacolo si apre solo dall’interno, la apri solo tu, vincendo quei lucchetti che sono la supponenza che giudica, l’acidità che non è mai contenta, il pessimismo che inquina, l’egoismo che si aspetta di ricevere ma non dà mai, l’opacità che chiude cuore e mani. Il contrario del Risorto.
Se la misericordia è “mettere il cuore al posto della miseria”,per riuscirci bisogna che il cuore sia sano e robusto:
un cuore riconciliato perché si sente tirato-su,
un cuore equilibrato perché si sente tenuto-su,
un cuore appassionato perché si sente spinto-su.