Parole col cuore
Quando Gesù va da Lazzaro è ormai tardi; è già morto. Come mai Dio arriva sempre in ritardo sulle nostre attese e i suoi interventi sono sfalsati rispetto alle nostre esigenze? E' “omissione di soccorso”.
Marta, Maria, la gente dicono a Gesù: “Signore, se tu fossi stato qui…”. Lo diciamo anche noi. Un rimprovero amareggiato di un’aspettativa delusa.
A Gesù non importa che il morto sia “di 4 giorni”, a lui interessa che la mia voglia di vita sia “di oggi”. L’essenziale è che il profumo della mia speranza vinca i cattivi odori che ammorbano il cuore, la testa, la realtà. Questo diventa possibile attraverso 3 azioni che lui chiede ai suoi compaesani allora e a noi oggi: Togli la pietra! Vieni fuori! Sciogli le bende e lasciati andare!
La favola di Aladino è un incrocio di storie sepolte da macigni. Aladino si ritrova bloccato nella caverna dove è spinto ingannato dal finto zio mago. Il Genio è rinchiuso nella lampada, mal ridotta e ammaccata.
Il primo passo - “togli la pietra!” - è iniziare a spostare qualche masso che impedisce di vivere e nasconde sotto le macerie la verità della propria preziosità. La caverna delle meraviglie dice: “Chi osa disturbare il mio riposo?”. “Sono io, un umile ladro”. “Ti avverto, può entrare qui solo colui che cela in sé il proprio valore: un diamante allo stato grezzo”.
Il secondo passo - “vieni fuori dalla buca!” - è uscire dall’ombrosità, dal sentirti finito! È ora di amarti, di accorgerti della vita, di gustare la vita! Aladin con forza urla: “Farmi uscire di qui per abbracciare la luce, se ne hai il potere”. Il suo nome in arabo significa “nobiltà coraggiosa della fede”. È la possibilità di svegliarci alla vita.
Il terzo passo - “sciogli le bende e lasciati andare!” - ricorda che siamo bloccati da bende, che sono passività, rassegnazione, scoraggiamento, delusione. Il Genio dice infine: “Ti resta un desiderio: devi solo chiedere e sarai di nuovo principe”. Aladin gli risponde: “Non posso fingere di essere quello che non sono. Genio, voglio che TU sia libero.”
Anche in noi c’è una potenza infinita che chiede di essere liberata, ridata alla luce. È quanto Gesù compie con Lazzaro, insegnando che “morte” non è il contrario di “vita”, ma solo di “nascita”. La parola “vita” non ha contrario: “Io sono la vita” dice Gesù. Male, morte, pietre, bende, tenebre non hanno l’ultima parola.