Matteo 4,1-11
1. Per prepararsi alla Pasqua
Anzitutto vediamo il significato del riferimento temporale di quaranta giorni.
Esso faceva memoria dei quarant’anni nel deserto del popolo ebraico,
dove Dio lo mise alla prova per vedere se gli era fedele o no.
Quaranta sono i giorni di Gesù messo alla prova nel deserto da Satana. Altri riferimenti
a questo numero troviamo nella Bibbia, da Noè, quaranta giorni e notti nell’Arca, in poi.
La quaresima, così come la conosciamo inizia nel II secolo con due giorni di digiuno
per i catecumeni prima di Pasqua, ed arriva progressivamente a quaranta giorni nel IV secolo,
sino ad essere estesa a tutta la cristianità nel VI secolo, come tempo penitenziale
per leggere la propria interiorità, al fine di cambiare vita
e presentarsi purificati alla Festa pasquale.
Senza la Pasqua non si comprende la Quaresima; mancherebbe una meta.
2. L'opera dello Spirito
Ciò che colpisce nel Vangelo è che la prova e la tentazione nel deserto
avvenga per opera dello Spirito Santo di cui Gesù è colmo.
Tutti siamo convinti che sia il male a condurci nel deserto, nel cuore della prova,
ma l’opera del male è impedire che noi entriamo nel deserto,
che noi entriamo nella parte oscura di noi stessi,
dove abitano le nostre paure e i nostri desideri più infimi,
pensati come scorciatoie per vivere in abbondanza e senza limiti.
A nessuno piace il deserto e la desolazione, perché sono esperienze che ci mettono in contatto
con noi stessi, le nostre fragilità, il nostro limite, la nostra fame, la nostra mancanza.
Noi non vogliamo confrontarci con queste realtà esistenziali che ci abitano.
È lì che il male interviene proponendoci vie di fuga, da questo bagno di realismo e autenticità.
Al contrario lo Spirito ci conduce nel cuore stesso della realtà, nel cuore del deserto,
dentro la parte meno autentica di noi stessi, affinché la affrontiamo senza paura.
Da qui parte il desiderio di conversione di ogni cristiano,
il tempo della crisi è il tempo dell’incontro con Dio.
3. Le tre tentazioni
Le tre tentazioni si giocano sulla perdita di controllo dei nostri bisogni (gratificazione ad ogni costo
da tutto e da tutti, incapacità di trasformare un bisogno in un desiderio),
sulla volontà di potenza che ci porta a dominare gli altri, sul cedimento alla seduttiva attrattiva
dei beni materiali, quasi sostituendoli a Dio stesso in forma idolatrica.
Il Vangelo ci ricorda che senza la stessa libertà di Gesù nel respingere queste tentazioni,
non è possibile accogliere la Pasqua.
Essa, infatti, verrebbe ridotta a tradizione, abitudine, pretesto, ma non salvezza.
Ben vengano le tentazioni che portano a questa consapevolezza.
4. Cammino condiviso
Questo cammino di conversione non va affrontato solitariamente.
Certo digiuno, preghiera e carità sono le coordinate principali per il cammino verso la Pasqua.
Ma questo è anche il tempo per andare a fondo di se stessi,
dunque cerchiamo qualcuno, adulto nella fede, che ci ascolti
e ci aiuti ad arrivare ad una lucida, ma non desolata autocoscienza.
Una volta pronti è tempo di accostarsi alla celebrazione del sacramento della Riconciliazione,
dove lo Spirito Santo ci riporta alla bellezza del nostro Battesimo,
ci ridona la bellezza dell’uomo e della donna che Dio ha pensato creandoci.