Luca 19,28-38
1. Gesù è il veniente
Alla fine del suo ministero di rivelatore del Padre, Gesù entra in Gerusalemme.
In questa città, attraverso la sua passione e risurrezione, si compirà la rivelazione piena
della sua identità di Figlio di Dio. Ma la visita di Gesù all’umanità e a ciascuno di noi
è un fatto permanente. Gesù entra in Gerusalemme. Sta alla porta e bussa. Ogni giorno.
Ecco il motivo della collocazione in questa domenica di questo vangelo,
tipico della domenica delle palme.
Gesù è il Messia, è il padrone della città santa, eppure entra come un mendicante.
Infatti egli chiede un animale in prestito (“il Signore ne ha bisogno!”)
per entrare come principe della pace.
Pensiamo subito che la venuta di Gesù pacificherà il nostro cuore, se lo accogliamo.
C’è molta gente che acclama. Ci viene un poco di invidia per i tanti che giubilano con il loro osanna,
soprattutto se pensiamo all’indifferenza che avvolge la persona di Gesù
agli occhi di molti nostri contemporanei e, spesso, anche ai nostri.
Gesù che viene trova un mondo che non lo considera,
peggio che un migrante fastidioso dei nostri giorni.
Ma a guardare bene le cose, forse c’è poco da invidiare.
2. Le ragioni della sequela di Gesù
Il popolo è in festa, ma è lo stesso popolo che tra qualche giorno griderà a Pilato di crocifiggere Gesù,
preferendo la liberazione di Barabba. Come mai?
Ciò accade, non solo perché il cuore dell’uomo è volubile, ma anche perché
si sono avvicinati a Gesù per motivi diversi da quelli per cui Gesù vuole essere scelto:
motivi politici, motivi di vantaggi personali, ecc.
Le folle sperano che arrivi la tanto sospirata liberazione dal dominio romano. Quando si accorgeranno
che Gesù non è venuto per questa ragione, per la delusione lo abbandoneranno.
Questo abbandono o l’indifferenza verso Gesù non è molto diversa da quella che praticano
molti contemporanei, i cui interessi sono legati solo al benessere.
Queste persone riempiono la propria vita di progetti di vita comoda e di tecnologie invasive.
Sembra che in tutto questo Gesù non abbia nulla da dire, ed è perciò irrilevante per il buon vivere.
Allora qual è l’utilità di Gesù, se ce n’è una?
Gesù vuole essere scelto per amore e vuole condurci all’amore.
Vuole essere scelto come il tesoro, lo sposo con cui condividere l’esistenza.
Se si vive solo di progetti politici come gli abitanti di Gerusalemme o si vive solo di utilità,
il cammino sfocerà in una inevitabile separazione.
A proposito dell’indifferenza del presente, particolarmente preoccupante è il fatto che
l’amore vero tende a sbiadire anche nelle relazioni più intime, quelle di coppia e familiari.
Molte persone pensano che le relazioni devono servire al proprio benessere, se no sono inutili.
3. Valore di una vera vita interiore
C'è un rimedio a questa povertà umana? E' avere una vera vita interiore, nella quale germoglia
la verità di Dio e conta il suo amore, e si capisce che siamo fatti per essere e non per avere.
Perciò dobbiamo chiederci se vogliamo curare la nostra vita interiore.
Pochi di quelli che gridavano osanna, avevano compreso.
Etty Hillesum, la ragazza ebrea uccisa in un lager nazista, proprio mentre era
in quella orrenda condizione, scrisse: “ per chi ha una vita interiore,
vivere in mezzo alle luci della ribalta e vivere in un campo di concentramento non fa differenza”.
Che voleva dire? Suppongo che volesse dire che solo chi ha vita interiore
e dialoga con Dio, sa ciò che conta nella vita.
Molti sono distratti, pochi comprendono. L’importante è però che noi comprendiamo.