Il nuovo altare
Nel numero di giugno ho introdotto il tema del nuovo presbiterio con un accenno alle linee guida progettuali, redatte dopo aver ricevuto l’incarico.
Oggi accenno qualche notizia sul sottoscritto: mi sto occupando di opere similari già dal 1976, cioè appena dopo la prima pubblicazione dei documenti del Concilio Vaticano II, che ha introdotto sostanziali modifiche nella liturgia della Chiesa Cattolica.
Ho conseguito anche un Master in Liturgia e Architettura, focalizzato sulle nuove disposizioni legate ai luoghi per la liturgia e mi sono occupato di diverse realizzazioni in Italia e all’estero (in Africa centrale, zona dei Grandi Laghi, e al Monte degli Ulivi a Gerusalemme).
Mentre svolgevo queste attività, ho avuto la fortunata opportunità di conoscere don Erminio quando era Parroco di Arconate dove, nel 2000, ho curato il nuovo presbiterio della chiesa parrocchiale.
Nell'articolo de mese scorso ho raccontato le fasi iniziali del progetto redatto su S.Stefano.
Ho anche scritto nella relazione tecnica che questa chiesa ha una rara opportunità: pur essendo stata costruita in diverse fasi, piuttosto lontane tra loro (nel '600 su richiesta di S.Carlo Borromeo al grande architetto Tibaldi e nel '900 quando, essendo cambiata l’urbanistica della vostra città, l’architetto Salvioni ha proposto un intero nuovo transetto e soprattutto il capovolgimento della chiesa, raddoppiandola in superficie e portandola a livello di una Basilica) ci ha svelato una rarità e che cioè tutti gli architetti - Tibaldi, Salvioni ed anche Frigerio nel 1913 - hanno lavorato entro un reticolo grafico comune, fatto di linee nascoste che noi abbiamo riscoperto e il cui disegno é già stato inserito nell’articolo di annuncio del nuovo altare.
Di conseguenza anche noi ci siamo inseriti con una certa sicurezza e tranquillità nella traccia grafica nata più di quattro secoli fa, rispettandola ed inserendo gli arredi da noi pensati, ma anche la stessa nuova predella del presbiterio, come se fossimo architetti di studio del milanese Tibaldi, dunque contemporanei di chi ci ha preceduto e del fervore edilizio che seguì il Concilio di Trento.
In genere, noi moderni non ci preoccupiamo molto di queste ricerche, anche perché quasi mai chi ci ha preceduto ha lasciato tracce dei loro disegni ordinatori. Ad Appiano le abbiamo rintracciate e di questo siamo giustamente orgogliosi!
Ne riconosciamo il merito soprattutto alla cultura architettonica italiana che, fondata sulle basi di quella greca e romana, é sempre stata tra le prime al mondo. Lo si impara dai docenti del Politecnico di Milano.
Avendo una chiesa già molto bella così com'é oggi, abbiamo operato con il massimo della semplicità, fermandoci sul confine delle forme classiche e simbologiche, senza introdurre altre opere d’arte, magari da affidare ad artisti e scultori contemporanei. Nella nostra chiesa statue, dipinti su tela e affreschi coprono tutto l’immaginario artistico.
Ora aspettiamo che si compia il delicato iter di approvazione della Curia Arcivescovile e della Soprintendenza, che sono le autorità giudicanti deputate dalla prassi e dalla normativa vigente.
Dal prossimo numero entreremo nel merito dei diversi luoghi liturgici per condividere con voi le scelte che abbiamo proposto con la più attenta convinzione.