Luca 21,5-28
1. I figli della luce credono alla Parola
I figli della luce sono uomini e donne di questo tempo, di questa città.
Perciò vivono, gioiscono, si spaventano in questa terra.
Sentono parlare di guerre, rivoluzioni, disastri di ogni genere.
Si riconoscono per questo: ascoltano la parola di Gesù e ci credono.
Se Gesù dice: “Non vi terrorizzate”, i figli della luce non si lasciano prendere dal terrore.
I figli della luce non sono perfetti, non sono santi, anche se lo vorrebbero.
Cercano, però, di lasciarsi condurre dalla parola di Gesù.
Abitano il tempo come occasione per dare testimonianza: “Vi trascineranno davanti a governatori
e re, a causa del mio nome. Avrete allora occasione per dare testimonianza”.
I figli della luce fanno politica. Ascoltano la parola di Paolo e cercano di metterla in pratica.
“comportatevi come figli della luce; il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia, verità”.
Non si identificano con un partito: sanno però che non esiste il partito ideale.
Ma la politica dei figli della luce non è la disciplina di partito.
Cercano però dappertutto, anche nei partiti, alleati per ciò che a loro sta a cuore.
I figli della luce non portano un distintivo.
Si riconoscono perché sono uomini e donne di buona volontà.
I figli della luce non parlano con slogan e frasi fatte, sono insofferenti dei pregiudizi,
anche dei propri, e sono disposti a cambiare idea se si rendono conto di avere idee da correggere.
Si riconoscono perché pensano, invece di ripetere, e dialogano, invece di insultarsi e di gridare.
I figli della luce non sono un esercito compatto, non sono una formazione organizzata.
Sono persino troppo dispersi e talora anche troppo divisi.
Si riconoscono perché hanno stima gli uni degli altri, anche di chi la pensa in modo diverso.
I figli della luce non sono indifferenti ai numeri, ai voti, alle presenze.
Ma hanno un principio superiore che talora li condanna alla sconfitta e li rende antipatici
a chi lo vorrebbe più manovrabili. Agiscono, pensano, vanno secondo coscienza.
2. I figli della luce fanno politica,
perché si prendono cura della città.
La loro politica si può chiamare la politica della speranza.
La politica della speranza è animata dalla fiducia. Anche in mezzo ai problemi,
anche nel groviglio della complessità, anche nell'animosità del dibattito,
i figli della luce si ricordano della parola di Gesù: “Quando cominceranno ad accadere queste cose,
risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”.
Chi si prende cura del bene della città ha talora troppe ragioni per lasciarsi cadere le braccia.
La tenacia non viene da un temperamento ostinato o da una ambizione caparbia.
E' necessaria una fonte inesauribile di fiducia.
La politica della speranza è frutto della luce: pratica lo stile della bontà, della giustizia, della verità
Non si tratta di buoni sentimenti e di ingenue fantasie.
L'accondiscendenza delle opinioni di moda è l'opera delle tenebre.
Se le opinioni sono contro la verità dell'uomo, della donna, dei popoli, delle religioni, dei poveri,
“non partecipate alle opere delle tenebre”.
Applicare una strategia industriale che cerca il profitto a ogni costo, anche a costo di cancellare
posti di lavoro con nessun'altra ragione che quella di massimizzare il profitto, è opera delle tenebre
di risentimento senza perdono, di prepotenza, di disprezzo, è opera delle tenebre.